Italicum, Renzi: "Basta con i rinvii". Il Cavaliere: confronto, non diktat

Renzi a Porta a Porta: "L'Italicum entro il 31 dicembre. Al Senato lavorino anche durante il weekend". Poi attacca la minoranza del Partito Democratico: "Se si chiama così c'è un motivo ed è perché hanno perso". Napolitano? "Per rispetto non gli ho chiesto di restare"

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ospite della trasmissione televisiva "Porta a porta"
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ospite della trasmissione televisiva "Porta a porta"

Il problema non è Berlusconi, ma alcuni nomi di Forza Italia. A Porta a porta, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, affronta così il problema della legge elettorale, sostenendo che sono "i Brunetta, i Fitto" a creare contrasti e che "improvvisamente Fi mostra libertà interna: tutta insieme gli ha fatto male..."

Renzi è convinto che la cosa più importante sia procedere sulla strada delle riforme e se fa presente che "le regole del gioco si fanno insieme", chiarisce anche che "non significa che se non sono d'accordo non si fanno. Io prima voglio farle e poi insieme".

"Mi pare che nei palazzi si sia un po' perso il senso di urgenza", abbozza il premier, invitando la politica a tenere il passo con il sentire dei cittadini, a cui "di andare di nuovo al voto non gli frega niente". Una frase che gli serve per chiarire che non intende tirare "fregature" a Berlusconi: "Io? Le sembro il tipo?".

Domani, alle diciotto, il presidente del Consiglio vedrà il leader di Forza Italia, in un incontro che pensa sarà l'ultimo, perché l'impego rimane quello di chiudere il capitolo "entro il 31 dicembre". Ragion per cui invita il Senato a correre: "Facciano gli straordinari, lavorino sabato e domenica":

E se è disposto a "discutere su tutto", vorrebbe però evitare di "perdere giornate e mesi" sui dettagli. E dunque su temi come lo sbarramento al 3%. C'è poi anche il tema del premio di maggioranza al 15%: "Era l'idea di Berlusconi quando prendeva i voti, ora ne prende un po' meno ma non penso che abbia cambiato idea", dice Renzi, che aggiunge anche: "Se ogni giorno che esce dall'incontro con me c'è Brunetta che gli fa il controcanto merita solidarietà".

Con Bruno Vespa, Renzi tocca anche il tema delle possibili dimissioni del Presidente della Repubblica, sottolineando di non avergli chiesto di rimanere al suo posto "per un atto di naturale rispetto". "Fino all'ultimo giorno - ha aggiunto - leviamoci dalla testa di pensare che è stanco".

Alla fretta sul tema della legge elettorale, si unisce la sicurezza sul ruolo che la minoranza del Partito Democratico deve avere. "Se si chiama minoranza c'è un motivo ed è perché ha perso.

Non abbiamo fatto tutto questo lavoro per far scrivere la legge di Stabilità a Fassina e quella del lavoro a Damiano".

Ma da fare c'è anche la "cura dimagrante" per le Regioni, che se si pensa "siano la realtà più virtuosa del mondo c'è da sbellicarsi dalle risate".

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