Jihadista pentito: «Padre Dall'Oglio è vivo»

Voleva vendere al Vaticano un video per 10mila dollari. La Santa Sede: non credibile

Gian Micalessin

Da una parte un terrorista pentito pronto a denunciare alle autorità francesi i propri complici rivelando i particolari sulla preparazione di un attentato dello Stato Islamico a Düsseldorf. Dall'altra il Vaticano e una misteriosa trattativa per un video capace di dimostrare l'esistenza in vita di Padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita italiano scomparso il 31 luglio 2013 a Raqqa, la capitale siriana dell'Isis. Sono le due facce di un intrigo internazionale su cui la Santa Sede sostiene di non avere «alcun riscontro». Un intrigo che rischia di rivelarsi una montatura.

La vicenda, raccontata dal quotidiano Le Monde, ruota intorno alla sfuggente figura di Saleh A., un rifugiato siriano presentatosi ai primi di febbraio in un commissariato di Parigi raccontando di essere un militante del Califfato in contatto con una ventina di complici infiltrati tra Germania e Olanda. La polizia e l'antiterrorismo francese inizialmente non sembrano prendere sul serio le sue rivelazioni e gli negano persino lo status di pentito. La sorpresa arriva giovedì quando le autorità tedesche - impegnate a verificare le informazioni fornite ai francesi da Saleh A. - annunciano l'arresto di Hamza C., 27 anni, Mahood B., 25 anni ed Abd Arahman A.K., 31 anni, tre siriani sospettati di aver pianificato con Saleh un attacco suicida nel centro di Düsseldorf. Un attentato nel quale due degli arrestati dovevano farsi saltare in aria mentre il terzo sparava a polizia e soccorritori. Dopo quegli arresti anche la seconda rivelazione di Saleh, incentrata su un video dello Stato Islamico in cui si vedrebbe padre Dall'Oglio ancora vivo, sembrava acquisire maggior verosimiglianza.

Saleh - un militante originario di Raqqa passato con il Califfato dopo aver combattuto per il Free Syrian Army - racconta di aver avuto quel video dallo Stato Islamico e di aver cercato di raggiungere Roma per offrirlo - al prezzo di diecimila dollari - ad un intermediario del Vaticano conosciuto come Carlos. Particolari presi con le pinze dalla Santa Sede che - oltre a far capire di non aver «alcun riscontro» rispetto al video accoglie con stupore la comparsa d'informazioni non notificate prima al Vaticano. «Non ritengo - commentava ieri sera il portavoce padre Federico Lombardi - che risultino nuove informazioni attendibili». Del resto anche altre dichiarazioni di Saleh A. appaiono poco convincenti. A partire dalle quelle in cui sostiene di essersi costituito perché «stanco» di vagare da un centro rifugiati all'altro in attesa degli ordini di Abu Doujana al Tunisi, un tunisino responsabile, secondo Saleh, di tutti i militanti dell'Isis infiltrati all'estero. Ma strana è anche la scarsa sincronizzazione tra il suo arrivo in Europa e quello di Hamza C. scelto dall'Isis, a suo dire, per affiancarlo nella preparazione degli attentati. Mentre Saleh arriva in Grecia nell'aprile 2014 Hamza lo raggiunge solo nel settembre 2015.

E ancor più singolare appare la scelta di Saleh di costituirsi nello stesso commissariato parigino dove l'8 gennaio è stato freddato un tunisino simpatizzante dell'Isis che tentava di aggredire un poliziotto al grido di «Allah Akbar». Il gesto era stato liquidato come quello di uno squilibrato. Uno squilibrato in possesso di un misterioso cellulare tedesco.

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