Justin il liberal perfetto tradito dall'elicottero del suo amico Aga Khan

Il premier canadese "onesto e trasparente" inciampa su una vacanza alle Bahamas

Justin il liberal perfetto tradito dall'elicottero del suo amico Aga Khan

Negli Stati Uniti, ogni volta che i democratici perdono un'elezione presidenziale, il ritornello della tribù più integralista degli intellettuali «de sinistra» è sempre quello: piuttosto che sopportare quattro o magari otto anni di Trump (nel passato, di Bush o di Reagan) ce ne andiamo in Canada. Ah, il Canada, così vicino e così diverso: statalista al punto giusto, senza troppe armi in giro, fedele alleato ma senza grilli «imperiali», riformista quel tanto che basta da mandare in brodo di giuggiole i Michael Moore e le Beyoncé.

E poi, da quando al timone c'è Justin Trudeau, quarantacinquenne rampollo ed erede politico di quel Pierre Trudeau che guidò il Paese negli anni Settanta e Ottanta, il richiamo del Canada è diventato irresistibile. Trudeau, leader dei liberali e trionfatore nelle elezioni del novembre 2015, ha tutto per piacere a un certo pubblico: è giovane e di notevole presenza fisica (ha fatto anche l'attore, ma questo non gli è mai costato le ironie che perseguitarono a vita il «cowboy Reagan») e sposa con entusiasmo tutte le cause e i luoghi comuni cari alla sinistra del XXI secolo. È dunque un portabandiera dell'ecologismo militante e del multiculturalismo, appena eletto si è precipitato a mantenere la promessa di ritirare dal Medio Oriente la manciata di aerei da combattimento che partecipavano alla missione contro l'Isis (pazienza per le donne schiavizzate e stuprate, ma vuoi mettere la «pace?») e a spalancare le porte del Canada a migliaia di profughi, e via col politicamente corretto.

Soprattutto, come ogni perfetto liberal che si rispetti, il bel Justin è per definizione un esempio di trasparenza e onestà. Perfetto non è però nessuno, e anche Trudeau ha finito col confermarlo. Galeotto è stato il Capodanno trascorso con la famiglia alle Bahamas, ospite dell'Aga Khan. Il ricchissimo capo dei musulmani ismailiti, ben conosciuto in Italia per i suoi investimenti in Costa Smeralda, è un amico di famiglia di lunga data dei Trudeau e ha messo a disposizione dell'illustre ospite un elicottero per fargli fare un confortevole avanti e indietro tra la capitale Nassau e la sua isola privata.

Attaccato dall'opposizione per una scelta che «denota il distacco evidente del premier dalle necessità dei canadesi nell'attuale crisi economica», Trudeau ha replicato di «non vedere il problema» nell'aver accettato l'offerta gratuita di un elicottero di proprietà del suo vecchio amico. Peccato che in base alle regole di trasparenza introdotte dallo stesso Trudeau nel 2015, i ministri non possano prendere voli privati senza la preventiva approvazione di Mary Dawson, commissario per i conflitti di interesse e le questioni etiche.

Siccome il Canada è un Paese serio, la signora Dawson ha quindi provveduto ad aprire un'indagine formale a carico del premier. Se riconosciuto responsabile d'infrazione al codice etico federale, Justin Trudeau rischia al massimo una multa di 500 dollari canadesi (meno di 400 euro), ma l'infrazione che più pesa è quella della sua immagine che si voleva immacolata.

E che già non lo era da un po', visto che Trudeau era rimasto impigliato in un paio di altri scandali «da vecchia politica»: gestione opaca di fondi del partito e altre miserie che non hanno avuto ricadute penali. Ma quando si predica da un pulpito tanto alto, la caduta è molto dolorosa.

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