
Chi non ha peccato, scagli la prima inchiesta. Lo stato comatoso in cui versa il sedicente giornalismo investigativo sta trascinando nel baratro il mestiere, ormai sempre meno capace di raccontare una realtà multiforme e ricca di sfaccettature come quella che viviamo. C'è una specie di pensiero unico strisciante, che divide buoni e cattivi in base a ideologie consunte e schemi vetusti, che si nasconde dietro le toghe e le sentenze puntando il dito contro chi sui giornali e in tv osa contraddire le verità moloch della magistratura. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire.
L'altra sera i cronisti del Domani Emiliano Fittipaldi (che ne è il direttore) e il cronista antimafia Giovanni Tizian erano su La7 a dar manforte al servizio di Piazza Pulita contro l'editore di questo Giornale, di Libero e del Tempo Antonio Angelucci, sospettato di essere «in conflitto d'interessi» perché da un lato siede in Parlamento, dall'altro il suo gruppo di cliniche private che sostiene la malandata sanità pubblica vive grazie ai rimborsi del Sistema sanitario nazionale. Illazioni, sospetti, immagini rubate, le solite musichette stile Annozero di Michele Santoro, di cui il conduttore Corrado Formigli è formidabile erede (ma non ditelo a «Michelechi?»). Notizie da aprirci i quotidiani il giorno dopo? Zero al quoto.
Tutto legittimo, per carità, viva la libertà di stampa. Angelucci è un personaggio pubblico ed è giusto che si spulci nel suo passato a caccia di scheletri. A patto di trovarli. Cosa che non accade mai.
La mancanza cronica di editori «puri» e il finanziamento «politico-governativo» alla sedicente stampa libera per l'acquisto della carta tramite un dipartimento dipendente da Palazzo Chigi non ha aiutato questa professione a sfornare inchieste giornalistiche che non avessero quasi sempre il sapore della vendetta incrociata, dell'agguato partigiano, della ripicca nei confronti del nemico o dell'avversario «scomodo», come è successo per Bettino Craxi, per Silvio Berlusconi, per Matteo Renzi e pochi altri. Questo caso non fa eccezione.
Che fine ha fatto invece la vicenda dei dossieraggi contro vip, imprenditori ed esponenti politici di centrodestra? Sono arrivati a Roma i fascicoli di indagine scattate dopo la denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto, orchestrati dall'ufficiale Gdf Pasquale Striano e dall'ex pm antimafia Antonio Laudati grazie a una spregiudicata gestione di notizie segrete o riservate finite a cronisti compiacenti, i cui mandanti sono nel mirino della commissione guidata da Chiara Colosimo, impegnata anche a riscrivere la storia delle stragi di mafia, con una verità raccontata finora a senso unico di cui non restano che ombre. Parliamo anche della torbida vicenda della società milanese Equalize. Anche qui - lo dicono le carte - i dossieraggi sono stati accompagnati dalla complicità di alcuni giornalisti «disponibili», amici intimi dell'ex supersbirro Carmine Gallo. Sappiamo ancora poco delle manovre e delle addentellature nei giornali della presunta Squadra Fiore farcita di 007 ed ex agenti dei Servizi o di chi c'è davvero dietro l'uso spregiudicato del software Paragon-Graphite che sarebbe servito per spiare un giornalista come il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, una cosa infame.
Ora, verrebbe da chiedersi perché La7 ha chiesto una mano proprio a Tizian e Fittipaldi, due dei giornalisti che Striano utilizzava - lo dicono le indagini della magistratura, quelle che si danno sempre per buone di default - per pubblicare informazioni riservate alla base di indagini ancora embrionali. Un giochino che ne accresceva la reciproca fama. E di chi è il Domani? Di Carlo De Benedetti, l'Ingegnere cacciato da Repubblica, che ha collezionato fallimenti industriali e politici (da Olivetti a Sorgenia), nemico giurato del Cavaliere, dal quale ha ricevuto 600 milioni di euro grazie a una discutibile sentenza, sospettato anche di aver utilizzato informazioni riservate sulla riforma delle Popolari per raggranellare due soldini in Borsa.
Nella memoria dei cronisti che l'hanno seguito negli anni d'oro, lui resta un «prenditore» insaziabile che si è abbeverato come pochi alla mammella pubblica grazie alle amicizie politiche. Sermoni da questi pulpiti «interessati» grazie no. Anzi, com'era la storia della pagliuzza nell'occhio e della trave?
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