Lampedusa sotto il tiro dei missili del Califfato: ecco dove l'Isis ci colpirà

Era l'86 quando Gheddafi ordinò il lancio di missili contro Lampedusa, in risposta all’attacco Usa, per colpire l’installazione militare "Loran"

Lampedusa sotto il tiro dei missili del Califfato: ecco dove l'Isis ci colpirà

A Lampedusa, tra la gente già scossa dalla massiccia ripresa di partenze di barconi carichi di clandestini, comincia a diffondersi la paura. L'avanzata dei jihadisti vicini allo Stato islamico fino al golfo della Sirte, nel cuore del Mediterraneo, preoccupa gli 007 italiani che stanno studiando l'offensiva del Califfato in Libia.

Il pericolo, paventato da più parti, di un attacco missilistico sull’Italia ha fatto riportato il calendario indietro di 29 anni. Era aprile dell'86 quando Gheddafi ordinò il lancio di missili contro Lampedusa, in risposta all’attacco degli Stati Uniti, per colpire l’installazione militare "Loran". I due sud libici, però fallirono il bersaglio. Il primo esplose in mare a un paio di chilometri a nord ovest, il secondo a un paio di chilometri a sud ovest dalla base di Capo Ponente. Quell’incubo ora sembra tornato. "Purtroppo - dice Totò Martello, a nome dei pescatori del Consorzio dell’isola - i tg si occupano dell’Ucraina senza rendersi conto che la guerra ce l’abbiamo in casa". L'ex sindaco teme da parte dei media e, in particolar modo, della politica una sottovalutazione del rischio. "Tutti ricordiamo quanto accadde quel giorno, ma oggi come allora si pensa che Lampedusa non faccia parte dell’Italia - sostiene Martello - Nell’86 Spadolini disse che i missili di Gheddafi non sarebbero arrivati in Italia, neanche lui considerava Lampedusa parte del Paese. Ecco il clima è lo stesso". E avverte che "i pescatori stanno lavorando in un clima di terrore, il popolo di Lampedusa va difeso, nessuno pensi di scherzare. Siamo in guerra".

L'allarme lanciato nelle ultime ore dagli isolani è condiviso dalla Lega Nord. "La situazione in Libia - dice Sergio Divina, vicepresidente della commissione Difesa del Senato - obbliga il nostro governo a proteggere Lampedusa e Pantelleria con l’invio di battaglioni specializzati nella lotta al terrorismo e la Marina a schierare le fregate a protezione delle acque territoriali". E considerando che "Sirte e Derna in mano all’Isis vuol dire il Califfato a 200 km come la distanza tra Napoli e Roma", l'esponente del Carroccio invita "il ministro Pinotti a convocare, d’intesa con il presidente Mattarella come capo supremo delle forza armate, un consiglio supremo di difesa straordinario perchè non possiamo lasciare le nostre frontiere del Mediterraneo alla mercè di possibili attacchi dell’Isis che possono arrivare tramite i trafficanti e gli scafisti".

Proprio ccome temevano analisti, 007 ed esperti del Viminale che nei giorni scorsi avevano lanciato l’allarme, dalla Libia è già iniziata la fuga di massa degli immigrati. L'assenza di un governo saldo a Tripoli, l'avanzata dei jihadisti dell'Isis e il migliorare delle condizioni meteo rischiano infatti di innescare un esodo dalle coste del paese nordafricano, che inevitabilmente finirebbe per riversarsi sull’Italia.

Dal canto suo il ministro dell’Interno Angelino Alfano assicura che "per le minacce del terrorismo abbiamo un monitoraggio permanente dei possibili rischi, l’allerta resta elevatissimo, abbiamo riunioni continue con forze dell’ordine e intelligence". Tuttavia, ricorda, "nessun Paese, nessuno Stato è a rischio zero".

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