L'hanno espulso due volte, ma non se n'è mai andato. Poi, nel marzo di quest'anno, chiuso nel Cpr di Milano, presagendo che forse la sua vita nel limbo sta per finire e presto potrebbe essere rimpatriato, Prisley gioca la carta della richiesta di asilo, motivandola nel più sorprendente e sconvolgente dei modi: «Nel 2001 nel corso di una colluttazione ho ucciso mio fratello minore e mia cognata. Se torno indietro, rischio la vita».
Insomma, questo clandestino proveniente dallo Sri Lanka, confessa un duplice, raccapricciante omicidio e pur di non lasciare l'Italia dichiara di fatto di essere un assassino. Un racconto che, a quanto dicono in questura, avrebbe trovato conferma.
Fatto sta che, fra un inghippo e l'altro, riesce a far rinviare per l'ennesima volta una partenza sempre imminente è mai avvenuta. Oggi è libero. In attesa del verdetto della Commissione territoriale che prima o poi risponderà alla richiesta di asilo.
È tutto sopra le righe, e onestamente inquietante, in questa vicenda. Prisley scappa dallo Sri Lanka nel 2002, forse proprio a seguito del terribile fatto di sangue: ventuno anni fa.
Dunque è ventuno anni che un fantasma si aggira per l'Italia perché nel febbraio 2002 il giovane, classe 1973, arriva con un barcone a Siracusa. Non è chiaro cosa faccia in tutti questi anni, ma nel 2010 si sposa. È l'inizio di un nuovo disastro: Prisley viene e processato e condannato a 2 anni e 4 mesi per lesioni, minacce e atti persecutori nei confronti della moglie. Passano altri anni e a ottobre 2017 viene denunciato e fermato per furto. Potrebbe essere lo scacco matto, invece anche questo momento di difficoltà viene superato dall'inaffondabile profugo. In effetti il prefetto di Cremona lo espelle, ma in pratica gli dice di arrangiarsi: il foglio di via gli dà i canonici sette giorni per dire addio all'Italia. Figurarsi.
Lui si guarda bene dal partire, anzi i radar del sistema giudiziario percepiscono le sue ulteriori minacce all'ex moglie. L'irregolare non fa nulla per migliorare la propria posizione, ma continua a manifestare comportamenti violenti. E sfrutta l'esasperante lentezza con cui le autorità del suo Paese rispondono all'Italia che ha dubbi sulla sua identità.
Intanto, gli è arrivato addosso un secondo decreto di espulsione che lui dribbla agilmente.
Siamo a ottobre 2022: proprio l'aggressività con l'ex moglie spinge la polizia a fermarlo. Prisley entra nel Cpr di via Corelli dove rimane due mesi circa.
Potremmo essere vicini all'epilogo, ma non è così: vent'anni dopo il suo ingresso in Italia, Prisley scopre di essere in pericolo e chiede l'asilo.
Solo che non lo fa sulla base di un'istanza generica, ma racconta un episodio agghiacciate: l'uccisione nel 2001, quando era ancora nello Sri Lanka, del fratello e della cognata. Al suo ritorno, scatterebbe la vendetta.
La Commissione deve ancora decidere: lui intanto chiede il trasferimento nel Cpr di
Gradisca d'Isonzo dove arriva a marzo 2023. Ormai i 120 giorni previsti dal legislatore (e oggi portati a 18 mesi) sono scaduti e Prisley si ritrova libero. Dopo ventuno anni il finale è ancora incerto. E lui è ancora in Italia.
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