"L'Aula ha riconosciuto nodi e ambiguità"

Il presidente della Pontificia accademia: "Bastava correggere il testo del ddl Zan"

"L'Aula ha riconosciuto nodi e ambiguità"

«La Chiesa non vuole bloccare il ddl, basterebbe correggerlo. E se prevarrà l'intelligenza è quel che accadrà»: lo aveva già preannunciato in estate monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita e da sempre attento alle questioni etiche e morali. «È opportuno prendersi ancora tempo per riflettere», afferma l'arcivescovo al Giornale appena appresa la notizia del blocco in Senato del ddl Zan, la legge sull'omofobia, la cui discussione potrà ripartire in commissione non prima di sei mesi, ma necessariamente si dovrà iniziare da un nuovo testo.

Proprio quanto chiedevano i vescovi.

Eccellenza, come commenta la notizia dell'affossamento in Aula del Ddl proposto dal senatore Alessandro Zan?

«Una parte del Parlamento ha riconosciuto che, con tutta evidenza, la proposta di legge aveva, come io stesso e molti altri avevano messo in evidenza, delle ambiguità da chiarire e dei nodi da sciogliere. Credo che prendersi del tempo per riflettere ancora e convergere su una proposta migliorata sia del tutto opportuno».

Come devono porsi, la chiesa e i cristiani, di fronte al delicato tema dell'omofobia?

«Il problema dell'omofobia esiste ed è bene che tutti ne siamo consapevoli. Esistono paesi, al mondo, dove le persone subiscono gravi discriminazioni per il loro orientamento sessuale. E anche in Europa bisogna porgere la massima attenzione perché nessuno senta su di sé il peso dello stigma e del giudizio. Il rispetto della persona, della sua storia e della complessità delle proprie relazioni è uno dei cardini di ogni proposta educativa. Anche i social, se non controllati, possono veicolare messaggi gravemente discriminatori».

Il Vaticano si era espresso in contrarietà sul disegno di legge. Proprio ieri, in una nota anticipata dal Giornale, la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva invitato i cattolici a seguire il Magistero. Come porsi allora di fronte a questa realtà?

«La Chiesa non intende entrare dentro le legittime dinamiche di un Parlamento democratico di un Paese che è sovrano nel rispondere agli elettori. È importante per tutti, però, che la Chiesa mantenga la sua visione della vita e la proponga con forza: ogni persona va protetta e rispettata e spetta ai singoli stati legiferare per assicurare protezione ai diritti di tutti. D'altra parte la Chiesa custodisce il matrimonio tra un uomo e una donna come un patrimonio importante per tutta la società. Purtroppo meno matrimoni significa anche molti meno figli e, finalmente, mi pare che tutta la società stia prendendo coscienza del problema della denatalità, che si fonda su un problema spirituale: siamo troppo presi dal narcisismo e sull'altare dell'egolatria si sacrifica tutto, anche il futuro e i figli che devono venire. Si è spento il sogno del domani. In tal senso, combattere le discriminazioni non significa trascurare quanto sia preziosa la famiglia e quanto urgente sia sostenerla».

In tal senso servirebbero più sostegni alle famiglie?

«Il tema dell'assegno unico e di ogni possibile sostegno alla genitorialità è di grande rilievo.

Vedo che si fa fatica a trovare tutte le risorse e auspico uno sforzo ulteriore in questa direzione. Però attenzione: i figli non si fanno solo perché si hanno delle risorse economiche. Si fanno con una visione generosa e larga della vita, che sappia lasciare spazio agli altri, ai figli, a chi verrà dopo di noi».

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