L'auto-candidatura per il dopo Putin. A Mosca è iniziata la scalata dei falchi

Medvedev è mosso da interessi personali e si fa strada nel "partito" della guerra. Da Volodin a Patrushev, ecco chi punta al potere

L'auto-candidatura per il dopo Putin. A Mosca è iniziata la scalata dei falchi

«Beh, come posso non essere d'accordo...». Il primo a dare ragione a Dmitri Medvedev sui social russi è stato Konstantin Malofeev, oligarca e ideologo spesso citato per i buoni rapporti con l'ala filorussa della Lega. La sua tv, Tsargrad, da tempo dedica grande attenzione al nuovo corso dell'ex presidente. «Oggi abbiamo davanti a noi, almeno a giudicare dalle sue parole, un Dmitri Anatolievich completamente diverso», commentava qualche giorno fa il sito dell'emittente. I suoi sono «discorsi patriottici» che colgono temi importanti: «In questo momento il patriottismo e il ritorno alle radici spirituali e storiche dei russi sono la forza trainante della nostra società... e con l'inizio dell'operazione speciale in Ucraina, si è creata una divisione definitiva e irrevocabile tra la Russia e l'Occidente collettivo».

Tsargrad è la portavoce dell'ala, per così dire, mistica e imperiale del potere moscovita, che spiega gli avvenimenti più recenti come un episodio dell'eterna lotta tra la Santa Madre Russia e le forze del male. Pur con qualche diffidenza vede con favore la conversione dell'ex liberale, ex europeista, ex modernizzatore Medvedev.

Per molti osservatori neutrali, però, le violente tirate anti-occidentali di Medvedev hanno più a che fare con gli interessi che con le convinzioni. Andrei Pertsev, analista del sito Meduza (russo ma pubblicato in Lettonia), parla di una classe dirigente divisa tra partito del silenzio (maggioritario), partito della pace (minuscolo, sulla difensiva) e partito della guerra. Gli esponenti più in vista di quest'ultimo gruppo, come Medvedev, Vyacheslav Volodin, presidente della Duma, Andrei Turchak, segretario di Russia Unita, il partito di governo, hanno tutti qualcosa in comune: una carriera politica che sembra incagliata e che gli interessati stanno cercando di ravvivare usando il conflitto. I loro discorsi «esaltano il sentimento occidentale diffuso nella società russa. Questo rafforza la posizione di Putin, che così si sente in grado di alzare la posta», dice Pertsev.

Per Medvedev le difficoltà durano da anni. Nel 2012, quando Putin si è ripreso l'incarico, ha lasciato la poltrona da presidente; nel gennaio del 2020, il giorno stesso in cui è stata annunciata la riforma che consente allo stesso Putin di rimanere al potere a vita, ha dato le dimissioni da premier; nel 2021 ha cercato di diventare numero uno della Duma, ma, sostiene Pertsev, è stato lo stesso inquilino del Cremlino a stopparlo. L'unico incarico che gli è rimasto è quello di vice-presidente del Consiglio di sicurezza. Un'etichetta senza poteri, visto che il presidente è Putin e il segretario è il potentissimo Nikolai Patrushev. L'ambizioso Medvedev cerca insomma la sua strada e in un Paese che sembra aver chiuso tutte le porte e in cui l'unica cosa che conta è il favore di Putin, la via più diretta verso il potere è quella dei falchi e dei toni alti.

Quanto alle idee, l'importante è saperle cambiare al momento giusto. Sergei Guriev, noto economista, da anni all'estero, ha collaborato con il governo nel periodo in cui Medvedev era presidente: «Allora parlava sempre di democrazia, libertà, stato di diritto», ha detto al Giornale. «Oggi sappiamo che la sua vera preoccupazione era un'altra: accumulare denaro. Il suo impegno era del tutto ipocrita. Probabilmente non pensa nemmeno quello che dice adesso».

La cosa vale probabilmente anche per i giudizi sull'occidente. La moglie, Svetlana, fino a qualche tempo fa era una presenza fissa alle settimane della Moda di Milano. Dmitri della civiltà occidentale ha sempre apprezzato auto e yacht.

Un'inchiesta del dissidente Alexey Navalny gli attribuisce un patrimonio da 1,2 miliardi e innumerevoli proprietà, tra cui una in Italia: la Fattoria dell'Aiola, splendida tenuta nel Chianti che un tempo apparteneva al leader liberale Giovanni Malagodi. Il prestanome (che smentisce) sarebbe Ilya Eliseev, compagno di università di Medvedev.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica