Luca Palamara va al Csm e la prima commissione, in particolare la presidente Elisabetta Chinaglia (di Area) gli fa domande molto delicate su presunte trattative con il procuratore di Milano, Francesco Greco, per la nomina degli aggiunti e, questa volta Nino Di Matteo (di Autonomia e indipendenza), su come capì del trojan nel cellulare, tirando in ballo il Quirinale.
Ci sarebbe molto da capire sui due capitoli affrontati a porte chiuse ma, a testimoniare il clima incandescente al Csm, l'attenzione se la prende la notizia di un incontro, alla vigilia dell'audizione, tra il laico di Fi Alessio Lanzi e uno dei legali di Palamara, l'avvocato Roberto Rampioni.
Sospetti di fughe di notizie, fibrillazioni al vertice di Palazzo de' Marescialli, riferiscono Corriere della Sera e Repubblica. Il legale interessato parla di «falso scoop», di «gossip», per «deviare il lettore su una notizia che notizia non è» e «oscurare il contenuto informativo reale, i temi oggetto della audizione di Palamara, chi sa come e da chi loro rivelato». Rampioni precisa che non c'è alcuna «curiosa coincidenza» e «casuale conoscenza» tra lui e Lanzi. «L'incontro - dice- non è singolare, avviene alla luce del sole, tra professori amici per ragioni accademiche ed editoriali; e in un momento antecedente di circa 13 ore all'individuazione da parte della commissione, tenutasi nel pomeriggio, dei temi segreti da affrontare il mattino successivo».
Poi rilancia: «Cosa mai si potrebbe pensare dei frequenti, direi giornalieri, incontri tra il Procuratore generale, Giovanni Salvi, e il sottoscritto, difensore del dottor Palamara, coinquilini dello stesso stabile?». In effetti, al di là dell'obiettiva inopportunità dell'incontro, se Rampioni e Lanzi volevano parlare di segreti perché farlo nel palazzo dove potevano essere visti da uno dei membri della presidenza del Csm? «Piuttosto che tentare di imbrattare professionisti veri - attacca l'avvocato -, sarebbe bello pensare che giornali autorevoli si dedicassero ad approfondire l'esame dell'operato, della pratica di quei tanti giocolieri, mezzani, trafficanti di cui il Sistema pullula». Lanzi tace, conferma solo la correttezza del suo comportamento e il fatto che l'incontro col collega universitario non avesse nulla a che fare con l'audizione al Csm.
Quanto al nocciolo, sembra che Palamara non abbia coinvolto Greco nei traffici sulle nomine e abbia spiegato che non fu il renziano Cosimo Ferri a rivelargli del trojan ma lui a capirlo quando seppe che il consigliere di Sergio Mattarella, Stefano Erbani (che smentisce), raccomandò a Gianluigi Morlini di procedere al Csm con audizioni in piena regola per il nuovo procuratore Roma, perché non girava solo l'informativa di Perugia sulla sua presunta corruzione ma voci di incontri fuori da Palazzo de' Marescialli.
Si chiude così una settimana iniziata con l'audizione del procuratore di Perugia, Raffaele Cantone e anche quella lascia aperte molte domande su com'è nata l'inchiesta. Soprattutto sul perché non fu intercettato Fabrizio Centofanti, presunto corruttore di Palamara (spiato dal trojan dal 3 maggio 2019).
Per Cantone era difficile perché l'imprenditore stava molto attento a non farsi spiare, ma le carte dimostrano che venne iscritto nel registro degli indagati solo il 27 maggio, ben dopo l'ex presidente dell''Anm e gli altri incriminati, Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Quale fu, dunque, il primo input per i pm?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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