"Lei è morta, via la pensione" Ma è viva e le chiedono le tasse

Per 4 mesi l'Inps non le paga l'assegno, considerandola defunta. Risolto il disguido l'Agenzia delle entrate la perseguita pretendendo le imposte sui soldi mai ricevuti

"Lei è morta, via la pensione" Ma è viva e le chiedono le tasse

Parma - L'Inps l'ha considerata morta. Seppellita. Poi all'improvviso l'ha resuscitata. Ma è un «miracolo» al contrario questo. Adesso per l'Agenzia delle Entrate la rediviva risulta infatti come evasore fiscale. Viva, e da spolpare. Hanno fatto tutto loro. Con carte e scartoffie, e per fortuna solo con quelle, l'hanno spedita al Creatore. D'ufficio. E un bel dì l'hanno richiamata in vita, per gettarla nell'inferno della burocrazia e tartassarla, manco fosse Al Capone.

Ma Silvana Rivara del boss che terrorizzava Chicago prima di finire stritolato tra le maglie del fisco non ha nulla. Dalla sua casa di Sorbolo, alle porte di Parma, sorride a chi l'ha trasformata in salma e poi, dopo la resurrezione, in nemico pubblico.

Per la pensionata la tranquillità era svanita nel 2009, quando l'Inps le aveva sospeso la pensione per quattro mesi: per i terminali era defunta. Un errore, costato però settimane di andirivieni da uno sportello all'altro perché a dimostrare la sua vitalità non bastava lei in carne e ossa: servivano documenti. Ma non basta: una volta ricevuti gli arretrati, l'arzilla signora s'è vista notificare dall'Agenzia delle Entrate una multa. La sua colpa? Non aver dato conto delle rate della pensione percepite nel periodo vissuto (secondo i burocrati) a bordo della zattera di Caronte. Tutta colpa dell'Inps che non li aveva correttamente contabilizzati. «Non ho deciso io di morire e di risorgere», commenta. «Se devo soldi all'Erario - aggiunge abbacchiata - non mi sottrarrò, ma che dire delle sanzioni che mi sono state inflitte, del dispiacere per il torto che sto subendo e delle spese per l'avvocato?» Al suo fianco è sceso il sindacato Spi, per pretendere che «chi di dovere assuma le proprie responsabilità. È una situazione paradossale, alla quale va posto rimedio».

Possibilmente per sempre. Non è la prima volta che la burocrazia uccide i cittadini, anagraficamente (e forse non solo) parlando. Ad aprile Francesco Giuzio, settantanovenne residente a Bari, ha scoperto d'essere cadavere da quando nel marzo del 2008 il Comune ne aveva attestato il trapasso, trasmettendo all'Inps la relativa comunicazione - con la dovuta calma - solo nel gennaio del 2014: non avesse patito il blocco della pensione, avrebbe continuato a vivere da fantasma. E come lui il bergamasco Mario Moratti, classe 1936. Per l'Inps spirato il 21 gennaio del 2008, giorno in cui in realtà era venuta a mancare la moglie. Più o meno il destino toccato ad un sindacalista salernitano, Antonio Salzano, che risultava essere salito al Cielo nel dicembre del 2012: per far ricredere i suoi becchini di Stato, la Cgil ne pubblicò la foto da risorto su facebook.

Quasi fosse una sfida, pronta è arrivata la risposta dell'istituto previdenziale, che con Vittorio da Rivoli si è superato, dandolo per sepolto sin dal 2002 salvo poi chiedere per iscritto proprio al presunto morto, lo scorso inverno, «la restituzione delle somme riscosse in data successiva alla morte». Pienamente rispettata la legge di Murphy sulle burocrazie: se qualcosa può andar male, lo farà in triplice copia.

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