"L'emergenza Covid aumenterà quest'anno i morti per tumori"

L'ex ministro della Sanità: "Malati di cancro abbandonati a se stessi. Avremo più vittime"

"L'emergenza Covid aumenterà quest'anno i morti per tumori"

Francesco De Lorenzo, 83 anni, è lo storico «dottor Jekyll e mister Hyde» della sanità italiana. Il suo curriculum professionale è di altissimo profilo, ma anche il fascicolo giudiziario non scherza. Ai tempi di Tangentopoli fu arrestato, diventando agli occhi del Paese uno dei principali simboli del finanziamento illecito ai partiti: un marchio che gli ha segnato la vita, condannandolo (oltre che a 5 anni di carcere con sentenza definitiva e 5 milioni di euro di risarcimento allo Stato) a una sorta di perpetua damnatio memoriae sociale.

Wikipedia gli riserva un ritratto impietoso: «Insieme a Paolo Cirino Pomicino, Carmelo Conte e Giovanni Prandini formava la cosiddetta "banda dei quattro", definizione coniata dal democristiano Guido Bodrato e utilizzata dalla sinistra per sottolineare la natura predatoria del gruppo »; e poi: «Il democristiano Pomicino, il liberale De Lorenzo e il socialista Di Donato vennero definiti I viceré e alcuni li descrivono come i "veri padroni di Napoli per oltre un decennio" ». Eppure ci fu un tempo in cui il ministro De Lorenzo era celebrato come «l'uomo giusto al posto giusto»; una credibilità guadagnata sul campo grazie a riforme storiche come quella del Servizio sanitario nazionale oltre a un'importante serie di leggi in materia di salute. Tra l'altro nel 91, prima di finire nella rete di Mani pulite, rese obbligatorio il vaccino contro l'epatite virale b che mieteva in Italia migliaia di morti.

Professor De Lorenzo consiglierebbe al ministro Roberto Speranza di rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid?

«No. Punterei invece su una massiccia campagna informativa».

Eppure lei, nel 91, rese obbligatorio la vaccinazione per sconfiggere l'epatite B.

«In quel caso si trattò di una scelta adottata unanimemente dal Parlamento».

Nel nostro Paese una percentuale minoritaria di personale sanitario si è dichiarato «non disponibile» a farsi vaccinare. Cosa ne pensa?

«Si tratta per lo più di soggetti operanti nelle RSA, mentre tra gli ospedalieri non mi risulta che ci siano remore di alcun tipo».

Come spiega questa differenza?

«Nelle Rsa il livello di preparazione degli operatori è inferiore a quella negli ospedali.

Eppure sono proprio gli assistenti delle Rsa quelli che stanno a contatto diretto con gli anziani, cioè con i soggetti più a rischio-contagio.

«E' vero. Nei loro confronti vanno previsti provvedimenti severi».

Tipo?

«Per chi rifiuta di vaccinarsi, divieto di recarsi sul luogo di lavoro e stipendio sospeso».

Lei, nella sua «seconda vita» post Tangentopoli, è diventato un punto di riferimento per l'associazionismo impegnato nella tutela dei diritti dei malati oncologici. Su questo fronte ha lanciato più di un allarme.

«La situazione è drammatica. L'emergenza Covid sta privando i malati di cancro di diagnosi e assistenza. Medici e risorse economiche sono per gran parte destinati alla lotta al Covid. E il settore oncologico sta pagando un prezzo altissimo. Ogni giorno in Italia ci sono mille nuovi malati di tumore che trovano enormi difficoltà nel farsi curare. Se continueremo così, quest'anno avremo forse meno morti di Coronavirus ma certamente più vittime di tumore».

Il cosiddetto «popolo no vax» può rappresentare un reale pericolo?

«Non esiste un popolo no vax ma solo persone ignoranti; nel senso che ignorano la totale mancanza di rischi del vaccino Covid che invece rappresenta la vera arma vincente per uscire definitivamente dall'incubo coronavirus».

Su cosa basa questa sua certezza?

«Qualsiasi biologo molecolare sarebbe in grado di confermare che il vaccino Covid è totalmente privo di controindicazioni».

Gli italiani riusciranno a essere tutti vaccinati un tempi ragionevolmente brevi?

«Spero di si, anche se il caos dei tamponi non lascia molto spazio all'ottimismo. Il governo ha di nuovo messo tutto nelle mani dello stesso signore... Com'è che si chiama?».

Domenico Arcuri.

«Ecco, proprio quello».

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