Che ci fosse una forte sintonia non è certo una novità, anche perché tra i due la consuetudine si è saldata quando uno era vicepresidente degli Stati Uniti e l'altro numero uno della Bce. Erano gli anni della crisi del debito sovrano e del «whatever it takes», quando i contatti tra l'amministrazione americana e il presidente della Banca centrale europea erano più che frequenti. «Chiedete a Mario», si racconta dicesse Barack Obama ai suoi consiglieri quando c'era da affrontare un problema particolarmente complicato. Così, non stupisce che ieri il bilaterale tra Joe Biden e Mario Draghi abbia suggellato un rapporto tra Stati Uniti e Italia che da tempo non era così saldo.
La giornata che precede la due giorni del G20 di Roma, il primo in presenza dopo la pandemia, è dedicata a una lunga serie di faccia a faccia che coinvolgono buona parte dei capi di Stati e di governo che partecipano al summit. Il più atteso è ovviamente l'inquilino della Casa Bianca, alla sua prima visita romana da presidente in carica. Biden incontra il Papa, poi Sergio Mattarella e, appunto, Draghi. Con tanto di incidente di percorso, visto che la folta delegazione americana accumula quasi un'ora di ritardo, incappando persino in un piccolo tamponamenti tra due degli 85 mezzi che compongono l'imponente corteo presidenziale. Il premier accoglie Biden all'ingresso del portone principale di Palazzo Chigi. La celebre The Beast - la Cadillac One su cui viaggia il presidente americano, una sorta di bunker mobile da quattro tonnellate e mezzo - è infatti troppo grossa per entrare nel cortile. Con Draghi c'è la moglie Serena, solitamente restia alle apparizioni pubbliche, ma ieri pronta a fare gli onori di casa con la first lady Jill Biden. E sono anche i gesti che certificano un'intesa antica, con il presidente americano che mentre entra nel cortile della sede del governo cinge con il braccio la spalla del premier.
Il bilaterale dura poco meno di un'ora, con Biden che ci tiene ad elogiare l'ex numero uno della Bce. «Stai facendo un lavoro straordinario, dobbiamo dimostrare che le democrazie possono funzionare e che possiamo produrre un nuovo modello economico e tu lo stai facendo», dice il presidente statunitense. Che riconosce a Draghi un ruolo importante anche sul fronte dell'Afghanistan, uno dei dossier più scottanti per la Casa Bianca dopo la disastrosa uscita degli americani. Anche Biden, insomma, oggi ha bisogno di una forte sponda nel Vecchio continente. E, per usare le parole del New York Times, «con l'uscita di scena» di Angela Merkel e con Emmanuel Macron «alle prese con difficoltà politiche», Draghi «è emerso come leader dell'Europa» e «potenzialmente come interlocutore chiave per un presidente americano che punta a mantenere forti alleanze» nell'Ue. Non è un caso che nel comunicato della Casa Bianca si sottolinei come i due leader abbiano affermato il loro «incrollabile impegno nei confronti delle relazioni bilaterali e del legame transatlantico», anche «attraverso la Nato» e «il partenariato Usa-Ue».
Il bilaterale di ieri - più tardi Draghi incontrerà anche il premier indiano Narendra Modi e poi il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres - è servito anche a poggiare una prima pietra in vista del G20. Tra le sfide più importanti, concordano Draghi e Biden, c'è infatti l'impegno sul clima. L'obiettivo comune è vincere la resistenza di Pechino, magari anche con l'aiuto dell'India. Altrimenti il summit di oggi e domani rischia di arenarsi.
L'inquilino della Casa Bianca ha poi elogiato l'Italia per «l'ottimo lavoro svolto sui vaccini» e ha aperto sulla difesa comune europea, tema caro all'ex Bce. Un'intesa, insomma, su tutti i fronti. Che nei prossimi mesi dovrebbe essere suggellata da una visita di Stato a Washington, visto che da quando è premier Draghi non è ancora stato ospite alla Casa Bianca.
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