L'esercito dei rosiconi: vip e influencer in lacrime

Dai comizi social della Ferragni all'indignazione di Damiano: tutto il livore della sinistra sconfitta

L'esercito dei rosiconi: vip e influencer in lacrime

Tanto livore per nulla. Alla fine i vip di sinistra si sono riscoperti very irrilevant people. Saranno pure degli influencer da milioni di followers, ma questa volta non hanno influenzato proprio nessuno. Le stories della novella staffetta partigiana Chiara Ferragni e i comizietti del di lei marito, i vaneggiamenti della Murgia, gli attacchi stonati (ma per nulla fuori dal coro) di Elodie, gli abusi da bullo catodico di Damilano, i post indignati per la tenuta democratica del Paese, le Bella ciao cantate fuoriluogo, le articolesse che diventano manifesti (tutti uguali) contro l'inesistente ritorno del fascismo, le dita alzate nel gesto saccente di chi si crede l'unica sentinella della Costituzione e poi quel desiderio, malcelato, di ammansire le plebi recalcitranti che vogliono andare al voto. Tempo perso, odio sparso inutilmente, traffico dati sprecato. Tutto inutile, tutto finito nella spazzatura. La democrazia ha fatto il suo corso, nonostante i piedini battuti e l'isteria collettiva che ha pervaso per mesi la sinistra più chic e di moda.

E adesso, a poche ore dal voto, al livore si è sostituita la bile. In quantità industriali. Le reazioni stizzite del mondo dello spettacolo che denuncia una dittatura che non c'è, sono esse stesse uno spettacolo. Dalle paillettes al basco da partigiano, dai palchi e dalle sfilate ai monti il passo è veloce come un click. Perché non c'è nulla di più irresistibile che credersi protagonisti di una eroica resistenza, anche se in questo caso il nemico è la volontà degli elettori, non un regime. Ma poco conta. Che resistenza sia, innaffiata da champagne e combattuta a colpi di social.

Tra i primi a postare la sua indignazione c'è Damiano dei Maneskin: «Oggi è un giorno triste per il mio Paese», scrive su Instagram pubblicando una foto della Meloni. Per sicurezza lo ribadisce anche in inglese perché, sia chiaro, questa è una battaglia mondiale e lui ne è il novello e fluidissimo Che Guevara. Francesca Michielin - probabilmente già diretta con le altre brigate verso l'appennino - non usa giri di parole: «Inizia la resistenza, buongiorno a tutti», X Factor come ultimo baluardo della libertà.

Roberto Saviano, in preda a manie di persecuzione, vede squadracce nere ovunque e denuncia: «Leggo #Saviano in tendenza perché gli elettori di Meloni mi invitano a lasciare il Paese. Questi sono avvertimenti. Questa è l'Italia che ci aspetta. Stanno già stilando una prima lista nera di nemici della patria, alla faccia di chi diceva che il Fascismo è un'altra cosa». Sono anni che vomita fango sugli elettori di centrodestra, trattandoli come dei subumani, magari qualche sbertucciamento poteva metterlo in conto... E ci sentiamo di poterlo rassicurare: non ci sarà nessuna lista nera, quelle di solito le stila l'intellighentia rossa.

Sabrina Ferilli, per fortuna, la butta sul ridere, e dalla stazione commenta: «Il treno viaggia in orario. Una nuova era». Renato Zero, invece, è incazzato nero: domenica, di ritorno all'Hotel Parco dei Principi a Roma, non riesce a entrare perché l'albergo è anche la sede del comitato elettorale di Fratelli d'Italia e, quindi, è stato preso d'assalto dai giornalisti. Lui la prende benissimo, da sincero democratico: «Neanche più in albergo si va? È un regime questo. Stronzi! Votate la merda che siete». Sorcini in rivolta, è la prima vittima della nuova dittatura, pare si stiano già muovendo l'Onu, Amnesty international e le più importanti organizzazioni in difesa dei diritti umani.

Luciana Littizzetto torna sull'annoso tema delle minacce (mai onorate) di fuga all'estero in caso di vittoria elettorale del centrodestra: «Indecisi se fare il cambio di stagione o il cambio di Nazione». Non cambierà nulla, come al solito. Vanessa Incontrada indossa un bel broncio e posta: «Faccia da lunedì»; Kasia Smutniak punta più sui toni drammatici: «A ottobre indietro di un'ora, oggi di un secolo».

Persino il redivivo Boy George, da Oltremanica, attacca Fdi: «Ehi Giorgia Meloni mio padre etero era violento (...) ma due uomini o donne gay che allevano un bambino con amore incrollabile è sbagliato?» .

E siamo solo all'inizio: le urla e gli strepitii si prolungheranno oltre il limite del ridicolo, ne siamo certi. Tra le tante, inutili, giornate celebrative, il 26 settembre potrebbe diventare a pieno titolo la «giornata mondiale dei rosiconi».

Lo spettacolo è assicurato.

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