L'eterno ritorno di Netanyahu Bibi vince ancora contro Gantz

Al Likud manca un solo seggio per governare da solo Il premier batterebbe il (suo) record di longevità politica

Chiara Clausi

Gerusalemme È una sorpresa, un risultato inaspettato. Benjamin Netanyahu ha vinto la sua scommessa. Il suo Likud ha 37 seggi e potrebbe ottenere la maggioranza alla Knesset con i partiti della sua coalizione, con 60 seggi in totale su 120. Il leader di Blu e Bianco Benny Gantz suo principale avversario, invece ha 32 seggi e arriva con la coalizione solo a 52, compresi i 14 seggi della Lista Araba Unita e i 6 di Laburisti-Gesher-Meretz. Avigdor Lieberman leader di Israel Beytenu, partito di destra laica, ne ottiene 8. Yamina guidato dal ministro della Difesa Naftali Bennett 6, Shas degli Haredi di origine mediorientale 9, la Torah Unita degli ortodossi di origine europea 8, tutti e 3 alleati di Bibi. Netanyahu poco prima della chiusura dei seggi aveva chiamato al voto tutti gli israeliani: «Andate a votare in massa altrimenti vinceranno gli arabi». Ed è riuscito a mobilitare i suoi sostenitori. Tanto che a caldo, visti i primi exit poll, ha commentato su Twitter «una grande vittoria per Israele».

I seggi sono stati aperti dalle 7 fino alle 22 ora locale. L'affluenza è stata del 71%, la più alta dalle elezioni del 2015. Netanyahu quando è andato a votare nell'elegante quartiere di Gerusalemme Ovest vicino alla German Colony con la moglie Sara, ha chiesto agli israeliani di non avere paura del coronavirus. Per gli oltre 5.000 israeliani in quarantena a casa sono state installate cabine speciali. Dodici sono gli israeliani che finora hanno contratto il virus.

La campagna elettorale ha avuto in alcune occasioni toni forti. Netanyahu ha dichiarato che Gantz non è «idoneo» a diventare primo ministro. «È debole, non è un leader», ha affermato. Gantz invece ha sottolineato come il suo avversario si stesse comportando come se fosse parte di un clan mafioso e come fosse in gioco l'integrità della democrazia israeliana. Il Paese è in uno stato di crisi politica da quasi 12 mesi dopo che due precedenti elezioni generali ad aprile e a settembre 2019 non hanno prodotto un chiaro vincitore. Nel frattempo, pende sul capo di «Bibi» un'accusa per tre casi di corruzione. Dovrebbe comparire in tribunale il 17 marzo. Questa storia ha intaccato inevitabilmente la sua immagine.

Ma nonostante ciò Netanyahu ha condotto abilmente la sua campagna elettorale. Ha promesso che sarebbe andato avanti con gli insediamenti a est di Gerusalemme e avrebbe annesso le parti della West Bank che spetterebbero a Israele in base al piano di pace americano. E Netanyahu è a un soffio dalla maggioranza e ma gli mancherebbe un seggio per raggiungere i 61 seggi necessari su 120. Il blocco di destra di Netanyahu è costituito dal suo partito il Likud, un gruppo conservatore laico e una manciata di partiti ultra-ortodossi e di destra. Gantz invece dovrebbe formare un'alleanza con la coalizione di centro-sinistra Laburisti-Gesher-Meretz, ma non con la Lista Unita araba, che potrebbe dare però un appoggio esterno.

Ma non si può negare che le elezioni sono state soprattutto un plebiscito su Netanyahu e «King Bibi» è riuscito ancora una volta a convincere Israele. Se rieletto, sarebbe il primo premier israeliano a rimanere in carica anche se imputato in un processo penale.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica