L'Europa minaccia l'Italia sul Fondo salva-Stati con il "no" alla manovra

Moscovici: «La riforma è vantaggiosa per voi Legge di Bilancio? In primavera si deciderà»

L'Europa minaccia l'Italia sul Fondo salva-Stati con il "no" alla manovra

Il Fondo salva-Stati (Meccanismo europeo di stabilità o Mes) «non è un problema, ma un progresso verso una unione bancaria più efficace». Il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, al termine della sua visita a Roma ha sottolineato l'importanza della riforma, auspicandone la sostanziale accettazione. Anche per l'Italia, ha detto, «non solo non è un problema ma è un asset per il Paese e il suo sistema bancario». Il tema, ha proseguito Moscovici, deve essere affrontato ma «senza evocare fantasmi: dobbiamo rimettere il buon senso al centro» poiché «nessuno vuole mettere il Paese sotto tutela».

Il commissario, che dal mese prossimo dovrebbe essere avvicendato dall'ex premier Paolo Gentiloni, è stato interpellato anche su eventuali richieste di modifica da parte italiana «La sola cosa che so - ha replicato - è che il testo era stato accettato a giugno, anche dal precedente governo a cui partecipavano alcuni partiti che ora sembrano contestarlo». Le stesse parole sono state ripetute ieri pomeriggio anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. «L'Italia non rischia l'isolamento quando fa valere i propri interessi», ha dichiarato precisando, con una velenosa stilettata nei confronti di Matteo Salvini, che «si rischia l'isolamento quando si sta nel proprio Paese, si sparano slogan e non ci si siede ai tavoli, come qualcuno pensa di fare».

Le accuse nei confronti del leader leghista, rivolte tanto da Moscovici quanto da Conte, tradiscono l'imbarazzo sui contenuti. Il vertice di maggioranza, che si è svolto ieri mattina prima dell'incontro ufficiale con il commissario Ue, si è concluso infruttuosamente: il Movimento 5 stelle e Leu hanno ribadito la propria contrarietà a una riforma che, come quella attuale, implica la ristrutturazione del debito quando troppo elevato e difficilmente gestibile (come quello italiano). «Non vogliamo una riforma che stritoli il Paese», ha chiosato il ministro degli Esteri e capo pentastellato, Luigi Di Maio, preannunciando un incontro con i parlamentari grillini sul tema per mercoledì prossimo 27 novembre. Il ministro Gualtieri ha invece difeso la riforma pur imputandone l'assetto al governo precedente (circostanza smentita da Salvini). Quello che si cerca di evitare è un'implosione della maggioranza (o una figuraccia internazionale). Se il Parlamento non ratificasse il Trattato, infatti, la riforma resterebbe bloccata.

E il discreto pressing europeo fa sorgere il dubbio che il via libera condizionato di Bruxelles alla manovra (nonostante la mancata correzione del deficit strutturale) possa intendersi come una qualche forma di scambio. Se non addirittura di ricatto. «Abbiamo lavorato bene con il governo italiano, scambiato lettere, il Bilancio sembra rispettare le regole europee ma con un rischio di non conformità: quindi significa che proseguiremo il dialogo in primavera», ha precisato Moscovici lasciando la «patata bollente» al suo successore.

Cosa potrebbe accadere alla legge di Bilancio se l'Italia bloccasse l'aggiornamento del Mes? E il futuro commissario Gentiloni, ove prendesse posizione, sarà abbastanza forte da resistere a eventuali accuse di

conflitto di interessi? Il ministro dell'Economia Gualtieri, non può attualmente fugare questi dubbi anche perché non pare avere sufficiente potere contrattuale. «Con Moscovici dialogo costruttivo», il suo laconico commento.

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