Libia, Conte ricuce lo strappo. Ma il vertice con Serraj fa flop

Il summit di Roma serve soltanto a riparare la gaffe dei giorni scorsi quando il premier incontrò Haftar

Libia, Conte ricuce lo strappo. Ma il vertice con Serraj fa flop

Tre ore d'incontro e trenta minuti di conferenza stampa in cui il nostro Giuseppe Conte riesce soltanto a spiegare, per l'ennesima volta, come l'Italia voglia la pace per la Libia, ma punti tutto sull'Unione Europea. E, subito dopo, il riassunto di otto mesi di guerra indispensabile al premier libico Fayez Al Serraj per convincerci di quanto cattivo sia il nemico generale Khalifa Haftar. Risultato: il vuoto pneumatico.

Ovviamente si spera che nelle tre ore a porte chiuse il nostro premier e quello libico si siano detti qualcosa di più. Ma è una speranza assai aleatoria. A ben guardare il vertice di ieri a Palazzo Chigi sembra servito soltanto a riparare la débâcle di mercoledì quando Serraj rifiutò d'incontrare il nostro Presidente del Consiglio. Insomma nessun risultato riscontrabile, al di là dell'ennesima esibizione mediatica di un Conte alla ricerca di visibilità sulle questioni internazionali. Del resto difficile aspettarsi qualcosa di più concreto se non si è in grado né di offrire, né tanto meno d'imporre, un bel nulla ad una Tripoli che ormai vede come unica potenza di riferimento la Turchia di Recep Tayyp Erdogan. Ammetterlo e dedicarsi ad una silenziosa azione diplomatica, magari giocando di sponda con Mosca, sarebbe sicuramente più fruttuoso.

Invece Conte, contagiato dalla stessa irrequietezza diplomatica che già affligge il suo ministro degli Esteri, è già pronto a volare oggi in Turchia e domani in Egitto. Le stesse capitali visitate la scorsa settimana, senza peraltro toccar palla, da Di Maio. L'orizzonte della nostra politica estera s'è ridotto, insomma, ad un compulsivo girotondo in cui né il premier, né il titolare della Farnesina sembrano rendersi conto di quanto avviene attorno. Non a caso Conte continua a inseguire un «cessate il fuoco» che Vladimir Putin e Recep Tayyp Erdogan hanno già promesso di far scattare alla mezzanotte di quest'oggi.

In tutto questo il premier non sembra considerare neppure le mosse, assai più pragmatiche della Cancelliera Angela Merkel. Una Cancelliera consapevole, a differenza sua, di non aver alcuna possibilità d'influire sulla situazione libica senza un'intesa con un partner forte. E quel partner - vista l'irrilevanza dell'Europa e l'assenza di un America disinteressata alle vicende libiche può essere soltanto la Russia. Non a caso, ieri, la Cancelliera è corsa a Mosca consapevole, dopo mesi di fallimenti, che solo l'aiuto del Cremlino le consentirà di fissare una data per la Conferenza di Berlino sulla Libia. Proprio da quell'appuntamento, in cui la Merkel punta a ricostruire un'asse di collaborazione tra Europa e Russia, può arrivare un abbozzo di soluzione per la Libia. Su quel progetto il Cremlino non ha certo preclusioni. Se questa notte il cessate il fuoco concordato con Erdogan entrerà effettivamente in vigore la guerra si congelerà. A quel punto l'azione diplomatica di Russia e Germania trasferirà il dossier libico sui tavoli di una Conferenza di Berlino dove tutto, per la gioia di Putin, si discuterà senza una presenza diretta degli Stati Uniti.

Mentre la Turchia forte, grazie all'asse con Tripoli, di un'altra piattaforma strategica sul Mediterraneo potrà esigere dall'Europa altri soldi per contribuire ad arginare l'emorragia migratoria.

Insomma mentre Conte e Di Maio girano a vuoto l'Italia rischia di perdere anche il controllo dei flussi migratori.

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