Il padre putativo dei navigator, figure mitologiche che nei piani del Movimento 5 Stelle avrebbero dovuto trovare lavoro entro 3 mesi a centinaia di migliaia di percettori del reddito di cittadinanza, rischia di finire nei guai.
Domenico Parisi, che ha ricoperto la carica di presidente dell'Anpal, l'ente a cui l'allora Ministro del Lavoro Luigi Di Maio affidò il compito di gestire i navigator, è stato rinviato a giudizio. La Corte dei Conti gli chiede indietro quasi 100mila euro per alcune spese prive di attinenza col suo ruolo.
Le stesse, peraltro, che spinsero il Pd a sollevare il caso e il successore di Di Maio, Andrea Orlando, a commissariare l'Anpal lo scorso maggio. Anche perché, Pnrr alla mano, alle politiche attive del lavoro saranno presto destinati 4,4 miliardi, con Anpal si occupa della gestione delle risorse del fondo sociale europeo. Di affidare queste risorse a Parisi al Ministero non avevano alcuna intenzione.
A Parisi si rimprovera principalmente il fatto che pur da vertice di Anpal avesse mantenuto il suo ruolo di docente part time di Demografia e Statistica Applicata presso il Dipartimento di Sociologia della Mississippi State University, incarichi ritenuti poi incompatibili dai magistrati contabili. Nel frattempo, però, la spola tra Roma e Starkville Parisi la richiedeva come rimborso spese. Voci approvate da Mauro Tringali, direttore generale di Anpal servizi spa, anch'egli citato dalla Corte dei Conti.
In ballo ci sono 71mila euro di voli in business, 50mila per i viaggi in NCC, 30mila per l'affitto di una casa ai Parioli. La Corte, tuttavia, richiede principalmente i soldi dei voli, quelli che Parisi durante un'audizione alla Camera aveva ritenuto essere "suo diritto" visto che i viaggi con una durata superiore alle cinque ore, per chi come lui soffre di problemi alla schiena, devono essere fatti in comodità.
Una vicenda curiosa che arriva in concomitanza alle proteste organizzate in tutta Italia dagli stessi navigator che, a meno di venti giorni dalla scadenza dei loro contratti, non solo non hanno trovato lavoro ai percettori del reddito ma potrebbero rimanere a loro volta disoccupati. Sono poco meno di duemila le figure che rischiano di restare a casa e, dopo due proroghe (e una terza che, almeno per il momento, il governo non sembra voler prendere in considerazione), stavolta potrebbero davvero vedersi cancellata la carica.
Non è un caso che nel 2021 almeno 600 tra loro avevano già lasciato di loro spontanea volontà i centri per l’impiego per riciclarsi in altri settori sia pubblici che privati.Un sistema davvero innovativo, insomma, quello introdotto dal M5S e che in un colpo solo e nel giro di poco tempo è riuscito a mettere fuori gioco sia il creatore, Parisi, che le sue creature.
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