L'imbarazzo della sinistra per il candidato anti Israele

Gli insulti di Foggetta, in corsa a Sesto, diventano un caso nazionale. Calenda: "Caro Letta, è questo il campo largo?"

L'imbarazzo della sinistra per il candidato anti Israele

Silenzi e imbarazzi. Le scuse alla fine sono arrivate, ma quello degli insulti anti-israeliani (ne ha parlato il Giornale nei giorni scorsi) è diventato un caso politico che va oltre la vicenda elettorale di Sesto San Giovanni. Un caso che turba la sinistra. A pochi giorni dalle Comunali dichiarazioni pesanti e volgari contro Israele (e contro gli israeliani) sono emerse dai trascorsi politici di Michele Foggetta, che oggi dopo le primarie è candidato sindaco del «campo progressista», e all'epoca dei fatti era un militante e poi un consigliere comunale nella popolosa città, alle porte di Milano, medaglia d'oro della Resistenza.

Il primo cittadino uscente Roberto Di Stefano (Lega) ha definito «inaccettabili gli insulti di Foggetta». E lui, lo sfidante, dopo aver accennato a una reazione polemica, alla fine ha deciso di scusarsi. «Nella vita si fanno degli errori e poi si cambia e si cresce - ha scritto - Il linguaggio e il merito che ho usato io nei confronti dello Stato di Israele anni fa in vecchie dichiarazioni non mi rappresentano più in alcun modo».

Ma a sinistra la ferita resta aperta. Il Pd è in ambasce: tacciono tutti, o quasi. I 5 Stelle sono disorientati. Ma Carlo Calenda, leader di «Azione», incalza i compagni su quello che definisce «candidato del campo largo»: «Forse dovreste scaricarlo Enrico Letta - esorta - In fondo è la stessa cosa che chiedete alla Meloni (giustamente) ogni volta che un suo candidato fa il saluto romano».

Le frasi in questione, tratte da post o commenti social, risalgono al 2010, al 2011, al 2014. E colpiscono. Nel luglio 2014, in un periodo in cui Israele stava conducendo un'operazione contro gli attacchi al suo territorio, Foggetta era arrivato a parlare di un «governo criminale di un popolo altrettanto criminale». In precedenza, rivolto allo scrittore Roberto Saviano, aveva definito Israele un «mare di merda». Un «concetto» (per così dire) ripreso in seguito: «Israele, caro Saviano e cari tutti voi, è come la mafia una montagna di m...». «Presto datemi dell'antisemita», chiosava.

La Lega di Matteo Salvini, fieramente filo-israeliana, attacca. Il deputato Andrea Orsini (Fi) membro della commissione Esteri e del gruppo di collaborazione parlamentare Italia-Israele, esprime «incredulità e sdegno» e commenta severo: «Un uomo con un passato antisemita non può diventare sindaco di una importante città della Lombardia». Anche nel Pd qualcuno decide di intervenire. È il consigliere comunale (ed ex vicepresidente della Comunità ebraica) di Milano, Daniele Nahum. «Evidentemente - sorride amaro - le primarie non sono sempre un bene». «Mi fa piacere che Foggetta si sia sostanzialmente scusato - aggiunge - Restano però dichiarazioni pesantissime. Sono di alcuni anni fa, ma sono molto gravi. Posizioni di quel tipo, non contro la politica di Israele, ma contro Israele in sé, sono totalmente inaccettabili. Quando si paragona Israele ai nazisti si sfocia in un antisionismo che diventa antisemitismo».

Prima ancora di scusarsi, Foggetta aveva respinto le accuse di chi provava a «darmi dell'antisemita»: «Non mi tocca» aveva detto: «Non lo sono né lo sarò mai - ha scritto - Nulla che possa avere a che fare con qualunque razzismo mi appartiene».

Ma pesa il giudizio di Roberto Jarach, presidente del Memoriale della Shoah di Milano, che ha ricordato l'impegno del Quirinale nella lotta all'antisemitismo e la commissione contro l'«hate speech» presieduta dalla senatrice a vita Liliana Segre e si è mostrato categorico: «Non possiamo accettare che una persona che si esprime in questo modo sia candidata e possa ambire a posizioni di prestigio».

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