L'inflazione pesa sulle famiglie: "Una stangata da 2.600 euro"

Sono le stime dei consumatori. Per Confcommercio nel primo trimestre Pil a -1,1%: recessione più vicina

L'inflazione pesa sulle famiglie: "Una stangata da 2.600 euro"

L'Italia rischia di affacciarsi pericolosamente al baratro della recessione. È quanto ha sottolineato l'Ufficio studi di Confcommercio nella sua consueta nota congiunturale. Nel primo trimestre il Pil ha registro una contrazione dell'1,1% rispetto ai tre mesi precedenti (+4,7% su anno), un dato peggiore delle stime di Bankitalia che prevede un arretramento dello 0,5 per cento. Piazza Belli ritiene che ad aprile si verificherà un'ulteriore flessione dello 0,5% (+2,9% su anno), un dato che probabilmente segna la fine delle speranze di conseguire una crescita del Pil superiore al 3% nel 2022.

I consumi di marzo 2022, secondo l'analisi dell'Ufficio studi, sono ancora inferiori dell'11,8% rispetto allo stesso mese del 2019 (-0,9% la variazione dell'ultimo trimestre), prima della pandemia. I tempi per un recupero completo sono slittati alla fine del prossimo anno. Ad aprile, infine, l'inflazione è vista attenuarsi al 6,3% annuo dal 6,5% dello scorso mese (ieri l'Istat ha reso noto il dato definitivo dal preliminare +6,7%). Analoga valutazione sul trend dei prezzi al consumo è stata effettuata da Confesercenti che ha evidenziato come «la revisione al ribasso dimostra che i provvedimenti del governo di contrasto agli aumenti di bollette e carburanti si stanno dimostrando efficaci e vanno rafforzati».

Scontente, invece, le associazioni dei consumatori. Il 6,5% di marzo per il Codacons è una «mazzata» che impoverirà una fetta di popolazione con conseguenze pesanti per l'economia. Per le famiglie l'associazione stima una maggiore spesa fino a +2.594 euro annui . «Considerata la totalità dei consumi di una famiglia, si traduce in una stangata da +1.997 euro annui per la famiglia tipo e addirittura +2.674 euro annui per un nucleo con due figli», spiega il presidente dell'associazione Carlo Rienzi. Pessimista L'Unione nazionale consumatori, invece, vede in Bolzano il capoluogo dove l'inflazione picchia più duro mentre è Cagliari la città più virtuosa. Il capoluogo altoatesino ha registrato una inflazione tendenziale del +7,8% che si traduce in una maggior spesa aggiuntiva annua equivalente a 2.481 euro medi (3.501 euro per una famiglia di 4 componenti). Seguono Catania con inflazione record del +8,1% (con rincari da 1.714 euro a 2.317 euro) e Genova, dove il rialzo dei prezzi del 7,1% determina un incremento di spesa pari a 1.723 euro per una famiglia media, (2.758 euro per una di 4 persone). La città meno cara, invece, è Cagliari, con un'inflazione del 6,2% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo di soli 1.338 euro.

Insistendo con gli sconti applicati al settore energia si potrebbero «recuperare circa 10 miliardi di euro di consumi tra aprile e giugno, evitando così una variazione negativa del Pil nel secondo trimestre», ha rimarcato Confesercenti chiedendo la prosecuzione del taglio delle accise. Il governo , però, non se lo può permettere. A febbraio il debito pubblico, secondo le rilevazioni di Bankitalia, ha raggiunto un nuovo record (2.736 miliardi di euro). L'unico modo per uscire dall'impasse sarebbe la stretta fiscale.

Ma i recenti dati del ministero dell'Economia hanno evidenziato che solo il 4% dei contribuenti italiani dichiara più di 70mila euro e versa il 29% dell'Irpef. A questo proposito Federmanager ha invocato un sistema che agisca sul contrasto di interessi senza tartassare i soliti noti.

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