"L'intervista delle Iene è stata violenza privata"

Guia Soncini non voleva essere intervistata e meno che mai ripresa

"L'intervista delle Iene è stata violenza privata"

ERRATA CORRIGE

In relazione all’articolo dal titolo “L'intervista delle Iene è stata violenza privata” pubblicato in data 14 marzo 2021 sul nostro quotidiano a pagina 13 e ripreso anche in data odierna sul sito de Il Giornale al link https://www.ilgiornale.it/news/politica/lintervista-delle-iene-stata-violenza-privata-1931086.html, si precisa che erroneamente l’avvocato Salvatore Pino del Foro di Milano è stato indicato come difensore del signor Luigi Pelazza e altrettanto erroneamente è stato associato ad una strategia difensiva che il Tribunale di Milano non ha condiviso. L’avv. Pino non ha mai ricevuto un incarico difensivo da parte del signor Pelazza nell’ambito del procedimento penale sorto su querela della signora Guia Soncini e quindi non ha partecipato, in alcun modo, al processo che si è recentemente concluso in primo grado con condanna dell’imputato.

Guia Soncini non voleva essere intervistata e meno che mai ripresa. Ma l'inviato de «Le Iene», Luigi Pelazza, non la mollava e per questo a febbraio è stato condannato per «violenza privata» a due mesi di reclusione, convertiti in 15.000 euro di pena pecuniaria.

Ora arrivano le motivazioni che spiegano perché l'inviato ha commesso reato il 19 settembre 2015, inseguendo con microfono e cameraman la giornalista fino al portone della palazzina, poi all'interno del condominio per intervistarla sul processo nel quale compariva come imputata per le presunte «foto rubate» a Elisabetta Canalis e George Clooney nel 2010.

Il giudice della VII sezione penale Maria Angela Vita ha ritenuto che Pelazza «frapponendo il piede tra il montante e il portone d'ingresso» del condominio della Soncini, mentre «continuava a porle domande e a farla riprendere dal cameraman, abbia impedito di fatto» alla persona inseguita «di chiudere la porta d'ingresso, frustrando in tal modo la sua libera determinazione di bloccare l'accesso al giornalista e al cameraman, non gradendo di essere né intervistata né ripresa dalle telecamere» e «frapponendosi con il proprio corpo tra la soglia e la porta dell'ascensore, ha impedito insistentemente» alla donna di chiudere le porte dell'ascensore.

Questo comportamento ha costituito un «mezzo anomalo diretto a esercitare pressione sulla volontà altrui». Inutilmente gli avvocati Stefano Toniolo e Salvatore Pino, hanno invocato per l'inviato delle Iene il diritto di cronaca.

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