La «persistenza» per un periodo più lungo dei tassi Bce «è importante quanto» il suo livello. È quanto ha affermato il componente del direttivo Bce e futuro governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta in un evento online dell'Università Bocconi secondo cui «la politica monetaria può operare non solo alzando i tassi ma anche mantenendoli agli attuali livelli per un periodo più lungo». Una politica di questo genere, ha spiegato, permette una maggiore flessibilità «nell'adeguarsi ai dati per portare a termine il compito di frenare l'inflazione in Europa».
Con queste dichiarazioni Panetta ha ribadito il suo orientamento critico nei confronti della politica monetaria finora perseguita, più volte esternato nei suo interventi pubblici e nelle sue interviste. Occorre sottolineare che il cambio di registro deciso dalla Bce appena la scorsa settimana pare una risposta alle osservazioni che erano state mosse dagli economisti meno intransigenti (tra i quali lo stesso Panetta) secondo cui la preoccupazione di una banca centrale dovrebbe essere, oltre al rientro dell'inflazione nei binari previsti (il target del 2%) anche quella di non pregiudicare l'attività economica rendendo il costo del denaro non sostenibile. «È troppo presto» ora per sapere se a settembre ci sarà o meno un nuovo rialzo dei tassi della Bce, ha affermato ieri l'ex direttore generale di Bankitalia. L'incertezza, quindi, è destinata a durare anche perché, nonostante il progressivo rientro, l'inflazione dell'area euro è al 5,3% (6% in Italia) con un carrello della spesa al 10,8% (10,4% per alimentari, beni di prima necessità ed energia in Italia). Dunque, i «falchi» tedeschi potrebbero prevalere anche a settembre.
La sottolineatura di Panetta può essere perciò interpretata come un invito alla presidente Christine Lagarde a ristabilire la cosiddetta forward guidance, cioè la calendarizzazione del livello dei tassi in base alle previsioni macroeconomiche. Si tratta di un esercizio cui l'Eurotower ha rinunciato. Fino al mese scorso le decisioni sono state prese (portando in un anno i tassi da zero a 4,25%) con l'unico scopo di frenare l'inflazione, dal mese prossimo ci si baserà sui dati macro per osservare se la politica monetaria stia trasmettendo i suoi effetti. Ecco, in mezzo a tutto questo ed è ciò che Panetta ha rilevato, è mancato l'atteggiamento che il professor Masciandaro della Bocconi ha definito «indicare una rotta monetaria influenzando le aspettative».
Il concetto di «persistenza» esplicitato ieri altro non è che tracciare un cammino sulla mappa stabilendo che i tassi resteranno elevati e, dunque, le attese dell'inflazione dovranno necessariamente adeguarsi su una traiettoria discendente. Persistenza, ha spiegato Panetta, è «fornire lo stesso grado di restrizione complessiva evitando alti e bassi, vale a dire mantenendo i tassi ufficiali al livello prevalente per un periodo prolungato» Di qui parte la critica al paradigma finora adottato, ossia quello dell'improvvisazione. «L'approccio del livello ha aggiunto - comporta un aumento superiore a quello in cui si trova attualmente il tasso ufficiale, con il rischio di dover tagliare prima e più rapidamente, come implicito nelle aspettative degli investitori sul futuro andamento dei tassi di interesse».
Insomma, l'invito alla Bce è quello a non ripetere gli errori commessi fino al 2011, prima della presidenza Draghi: aumentare i tassi mortificando l'economia con l'obbligo successivo di ridurli frettolosamente per fermare la recessione.
In fondo, il concetto di persistenza è la risposta «politica» più sensibile ai richiami di Confindustria, dell'Associazione bancaria italiana e di Antonio Tajani. Non esagerare con i rialzi per non mettere in ginocchio le imprese della seconda manifattura europea, quella italiana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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