L'ira di Martina contro Renzi: ​'Impossibile guidare il Pd così'

Il blitz di Renzi a Che tempo che fa ha fatto detonare la trattativa col M5S. Il gelo di Martina: "Grave ciò che è accaduto". E Franceschini: "Matteo signornò"

L'ira di Martina contro Renzi: ​'Impossibile guidare il Pd così'

A cinquanta giorni dall'ultima direzione, che ha sancito le dimissioni di Matteo Renzi da segretario e l'affermazione della linea dell'opposizione, torna a riunirsi il parlamentino dem. L'appuntamento è per giovedì prossimo. All'organo dirigente del Pd spetta l'ultima parola sull'apertura o meno del dialogo con il Movimento 5 Stelle. Un Pd che arriva all'appuntamento quanto mai diviso, nonostante il lavorio dei pontieri delle varie anime per ricucire gli strappi. A far precipitare la situazione è stato Renzi tornando a parlare in tivù, la prima volta dopo la batosta elettorale del 4 marzo, per sotterrare definitivimante il dialogo con Luigi Di Maio. Uno strappo che ha mandato su tutte le furie Maurizio Martina.

Sulla carta i renziani godono di una maggioranza schiacciante che metterebbe al sicuro il loro niet ad ogni ipotesi di trattativa. Ma la stessa area che fa riferimento all'ex segretario è percorsa da sentimenti diversi su questo tema, talvolta opposti. Per questa ragione il risultato di giovedì prossimo non può considerarsi scontato. La direzione replicherà i rapporti di forza usciti dall'ultima assemblea che si è tenuta nel febbraio 2017. In quell'occasione Renzi aveva dato una forte impronta personale all'esecutivo dem ma lo aveva fatto presentandosi in tandem con Martina e con "Sinistra è Cambiamento", l'area che faceva capo all'allora ministro dell'Agricoltura. Divenuto reggente del partito, Martina ha lasciato la "maggioranza renziana" e si è opposto alla linea aventiniana dell'ex segretario.

Lo strappo di Renzi a Che tempo che fa ha fatto precipitare i rapporti con Martina. Le sue parole sono state un macigno sulla trattativa con Di Maio. Un blitz che di fatto ha messo in un angolo buio il segratario reggente. "Ritengo ciò che è accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito", ha sbottato oggi Martina rimandando a giovedì prossimo qualasiasi considerazione politica. La sua replica, però, è gelida e dura. "Così - mette in chiaro - un Partito rischia solo l'estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società. Si smarrisce l'impegno per il cambiamento e non si aiuta il Paese. Per questo - conclude - continuo a pensare che il Pd abbia innanzitutto bisogno di una vera ripartenza su basi nuove".

Anche per Dario Franceschini è arrivato "il tempo di fare chiarezza". "Dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire - conclude - un vero leader rispetta una comunità anche quando non la guida più".

"Nell'impropria intervista televisiva di ieri abbiamo avuto la rivendicazione cocciuta ed infantile di un programma di governo e di una coalizione verdiniana, sconfitti ripetutamente dal referendum del 4 dicembre e dalle elezioni del 4 di marzo", attacca anche Michele Emiliano, altro "avversario" storico di Renzi, "Per ben due volte a distanza di pochi mesi il segretario-premier del Pd si è dovuto dimettere da tutto. Ciononostante insiste nel voler riproporre il suo ruolo di leader formale o di fatto senza prendere atto del giudizio degli elettori. Che hanno sconfitto certamente queste prospettive programmatiche e certamente colui che le aveva indicate al partito, oltre che tutti noi, senza però trasformare l'intero partito in un oppositore preconcetto di ogni altra ipotesi politica del Paese".

Ma Matteo Renzi non ci sta. E, linkando proprio l'intervista di ieri sera, replica duramente a chi lo attacca.

"Sono stato eletto in un collegio", dice sui suoi account social, "Ho il dovere, non solo il diritto, di illustrare le mie scelte agli elettori. Rispetto chi nel Pd vuole andare a governare con M5s, ma credo sarebbe un grave errore".

Lo scontro nel Pd, insomma, è solo all'inizio.

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