Roma - Gli antirenziani puntano sul referendum tra i militanti per indebolire la leadership ombra del rottamatore. E Maurizio Martina apre all'ipotesi di consultare la base su un possibile accordo di governo tra Pd e M5s con l'obiettivo di allargare l'area di consenso alla propria linea politica. Il modello è quello del Partito socialdemocratico tedesco (Spd), che ha organizzato un referendum, dopo le lunghe trattative che hanno portato ad un accordo per un governo con i cristiano-democratici di Angela Merkel. Ma la mossa del segretario reggente punta a stanare, portare allo scoperto, chi nel partito è pronto a sfidare a viso aperto l'ex premier. Chi sono gli antirenziani? Chi in questa fase delicata per i dem è sulle posizioni di Martina, favorevoli all'apertura del dialogo con i Cinque stelle.
Il via libera alla proposta di Martina è arrivato da Andrea Orlando: il ministro della Giustizia avrebbe voluto estendere la consultazione anche ai non iscritti: un referendum modello primarie. Michele Emiliano e Dario Franceschini hanno benedetto la soluzione del referendum tra i militanti, anche se il ministro della Cultura teme la forza elettorale di Renzi nei circoli dem. Il gruppo degli antirenziani, che spingono sia per l'accordo con il M5s che per la consultazione, si allarga con le adesioni di Gianni Cuperlo e Cesaro Damiano.
Una apertura, timida, alla proposta di Martina arriva da un renziano di ferro come Luciano Nobili che spiega: «Penso sia dovere di ogni parlamentare del Pd in una fase così delicata ascoltare iscritti, militanti, elettori per farsi pienamente portavoce delle posizioni di chi ci ha sostenuto e continua a farlo». E neppure l'ex presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani chiude la porta all'idea di un referendum tra gli iscritti. Porta sbarrata dal senatore Davide Faraone: «A forza di fare direzioni, assemblee, referendum per scegliere la linea forse facciamo prima a fare le primarie e sceglierci un segretario».
La strada verso la consultazione non è però in discesa. Lo statuto del Pd attribuisce al segretario la facoltà di indire la consultazione. E Martina, in quanto reggente, non ce l'ha.
Spetterebbe, dunque, alla direzione il potere di dare il via libera al referendum tra i circoli: organismo saldamente in mano ai renziani che hanno i numeri dalla loro parte. E che rappresenta un ostacolo alle ambizioni degli avversari dell'ex premier.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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