L'ira di Mattarella. "Aumento dei casi da cortei illegali". E arriva la stretta

Il capo dello Stato: "Il dissenso non deve minare la convivenza, proteggiamo le fasce più deboli". Il Viminale detta le nuove regole: solo sit-in, con mascherine e lontani dai centri delle città

L'ira di Mattarella. "Aumento dei casi da cortei illegali". E arriva la stretta

Non ci saranno più scene come a Trieste dove la rabbia dei portuali riuniti ha fatto impennare il numero dei positivi in città, e nemmeno il disastro dell'8 ottobre a Roma con l'assalto di Forza Nuova alla sede della Cgil e gli scontri andati avanti fino a sera con le forze dell'ordine. È troppo pericoloso e non possiamo permettercelo. A dirlo chiaramente ora è anche Mattarella. «Con l'ostentata rinuncia a dispositivi di protezione personale e alle norme di cautela anti Covid» chi è sceso in piazza in queste ultime settimane per partecipare a manifestazioni «non sempre autorizzate», ha sovente «provocato un pericoloso incremento del contagio». Garantire la possibilità di manifestare ma seguendo regole ferree è il concetto ribadito dal presidente della Repubblica, che, all'apertura della 38ma assemblea nazionale dell'Anci, ha voluto sottolineare che «le forme legittime di dissenso non possono mai sopraffare il dovere civico di proteggere i più deboli: dobbiamo sconfiggere il virus, non attaccare gli strumenti che lo combattono». E allora via che si cambia rotta, e il modello è proprio il G20 in cui i manifestanti sono stati tenuti lontani dai luoghi degli incontri e in aree della città dove non ci sono strade affollate e attività commerciali. Il percorso concordato con la questura si snodava lontano da sedi di partiti e sindacati, palazzi delle istituzioni, ambasciate. Così, d'ora in poi chi vorrà scendere in piazza a manifestare il proprio dissenso lo potrà continuare a fare ma dovrà stare attento alle nuove regole, e qualora non fossero rispettate, le forze dell'ordine interromperanno la manifestazione. Per i no green pass ci si avvia a una stretta dal Viminale che vuole tutelare la salute di tutti e gli affari dei commercianti che subiscono un drastico calo di vendite (si è stimato attorno al 30 per cento) in caso di manifestazioni che ogni sabato paralizzano numerose città. Non potranno più esserci cortei che attraversano i centri storici e le strade dello shopping, i manifestanti dovranno stare lontano dagli obiettivi sensibili e a meno che non ci siano particolari esigenze e garanzie potranno organizzare soltanto sit-in, possibile l'obbligo di mascherine.

Dopo il successo del dispositivo per la sicurezza del G20 di Roma che prevedeva proprio queste limitazioni, la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese detta la linea a prefetti e questori. E, già in vista del prossimo fine settimana, i comitati provinciali convocati in tutti i luoghi dove sono state chieste autorizzazioni a scendere in piazza dovranno tenere conto di queste disposizioni. Una stretta ritenuta indispensabile per «garantire i diritti di chi dissente proteggendo però le attività economiche e la salute dei cittadini».

L'esempio più eclatante dei danni causati dagli assembramenti durante i cortei si è avuto a Trieste, con i positivi in crescita, il focolaio «ha superato 200 contagi tra primari, secondari e terziari» ha detto il vice presidente del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi, lanciando un ulteriore «appello» a chi non si è vaccinato, perchè «il rapporto della curva tra contagi e ricoveri ospedalieri è migliore rispetto a un anno fa: questa cosa si chiama vaccino». Ma non solo, si sono aggiunti i disagi per il blocco del porto e di una vasta area della città. Alla fine il prefetto Valerio Valenti ha deciso che fino al 31 dicembre ci sarà il divieto di manifestare in piazza Unità d'Italia, vale a dire il luogo dove i manifestanti si davano appuntamento anche più volte a settimana.

E lo ha fatto evidenziando proprio «le situazioni di criticità per l'ordine e la sicurezza pubblica e l'incolumità delle persone con modalità che hanno messo a repentaglio il patrimonio urbano pubblico e privato anche con lancio di oggetti verso palazzi tutelati dal ministero della Cultura».

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