L'Italia è in balia del jihadismo tra lupi solitari e imam radicali

Il Paese è a rischio radicalizzazione: dal 2001 a oggi sono già stati sventati almeno venti attentati. Ecco cosa rischiamo. Sostieni il reportage

L'Italia è in balia del jihadismo tra lupi solitari e imam radicali

L'Italia non ha subito attacchi terroristici, ma non può considerarsi al sicuro. Basta, tuttavia, tener presente che, ormai da diversi anni, troppi imam predicano odio, dozzine di centri islamici sono impegnati nel proselitismo e nel finanziamento di gruppi terroristici e che il Paese sta esportando combattenti nei teatri della jihad per non stare affatto tranquilli. Nel rapporto di Michele Groppi pubblicato dal Cemiss, il Centro militare di studi strategici del ministero della Difesa, emerge un quadro a dir poco allarmante: gli italiani sono in balia di lupi solitari, cellule dormienti e imam radicali. Da un momento all'altro potrebbe accadere l'inevitabile.

I musulmani in Italia

Il dossier si focalizza sul grado di radicalizzazione della comunità islamica italiana, composta da 1,6 milioni di persone, un terzo degli stranieri presenti, cui si aggiungono circa 70mila convertiti. La metà dei musulmani viene dal Nord Africa, in particolare da Egitto, Tunisia e Marocco. Risiedono principalmente nelle Regioni del Nord. Le province di Milano, Roma, Brescia, Bergamo e Torino contano il maggior numero di residenti provenienti da Paesi musulmani.

I venti imam radicali

Sono una ventina le organizzazioni principali, più di cento le moschee, 159 i centri islamici, decine le scuole coraniche, tanti i siti internet. "La radicalizzazione della comunità islamica - si legge nel dossier - rappresenta una potenziale seria minaccia". Groppi ha, infatti, evidenziato che visioni radicali hanno penetrato varie moschee ed organizzazioni sociali. In certi casi, l’estremismo si limita alla retorica, ma in altri sostiene attivamente o passivamente il terrorismo. Alcuni leader sociali e religiosi predicano versioni wahabite e salafite dell'islam, odio razziale, intolleranza religiosa e promozione della jihad attraverso il reclutamento di martiri, fondi ed armi. Complessivamente, le organizzazioni radicali sono quasi una decina, gli imam radicali una ventina e le moschee che hanno mostrato idee radicali 108, sparse in tutto il Paese. I centri più a rischio si trovano a Milano, Roma, Torino, Firenze, Napoli, Venezia e Genova.

Gli attentati sventati

Undici moschee sono state direttamente o indirettamente coinvolte in inchieste sul terrorismo: a Milano, Cremona, Firenze, Bergamo, Varese, Brescia, Napoli, Vicenza e Roma. Dal 2001 in Italia vi sono stati tredici tentativi e piani d’attacco, sei attacchi effettuati ma non riusciti (cioè con nessuna vittima o danni) e un solo attentato effettuato ma solo parzialmente riuscito (quello del libico Mohammed Game a Milano, nel quale non vi furono vittime ma lo stesso attentatore ed una guardia rimasero feriti).

I foreign fighter italiani

"Per anni - prosegue lo studio - l’Italia ha inoltre esportato kamikaze in teatri stranieri di guerra, come Afghanistan, Cecenia e i Balcani". Lo scoppio della guerra in Iraq nel 2003 trasformò l’Italia in uno dei maggiori fornitori di martiri. Moschee e centri islamici furono i principali catalizzatori nel reclutamento.

Dal 2001 a oggi, circa 200 persone sono state arrestate con l’accusa di terrorismo: le più numerose a Milano, Napoli e Bologna. Milano è l’epicentro del radicalismo islamico in Italia. La città è sede di moschee radicali come quella di via Quaranta e quella di Gallarate e dell’Istituto culturale islamico di viale Jenner.

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