L'Italia non balla più coi lupi e riapre la caccia ai predatori

Nella conferenza Stato-Regioni il governo chiederà il via libera alla stagione venatoria contro gli animali

L'Italia non balla più coi lupi e riapre la caccia ai predatori

In una piccola isola britannica tutte le sere verso le 17 si riuniva un gruppetto di anziane signore a prendere il tè. Le donne erano molto amanti degli animali e quella sera la discussione cadeva su questo argomento. Vicino a una casa era stato trovato un cervo sbranato da un lupo. Un orrore. Decisero quindi di interpellare alcuni cacciatori che misero volentieri a loro disposizione i fucili per porre fine a questa barbarie, sterminando i lupi. A fine anno sull'isola non c'era più un solo lupo e le anziane bevevano il loro tè delle 17 con aumentato piacere, scambiandosi i complimenti per avere avuto una magnifica idea. I cervi dell'isola erano finalmente salvi e potevano brucare l'erbetta in pace. In pochi anni però, il numero dei cervi, privi di predatori, crebbe smisuratamente e l'erbetta si fece sempre più rara fino a scomparire del tutto provocando la loro morte per fame. Esopo avrebbe scritto «La favola insegna che...».

Il problema è che qui da noi non si tratta di una favola, ma i volonterosi carnefici dei lupi fanno sul serio e non sono ingaggiati da un gruppetto di anziane signore ma dal governo italiano, nella persona del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, che sponsorizza il triste evento. Oggi nella Conferenza Stato-Regioni pare intenzionato a dare il via libera al Piano Lupo che prevede la riapertura della caccia a questo meraviglioso animale che, in gran parte del mondo, popola i boschi e i sogni dei bambini (e non come il lupo di Cappuccetto Rosso).

Oggetto di questo odioso tentativo di impallinare un animale ora protetto è il solito conflitto con gli allevatori che dimenticano forse un fatto: è dalla notte dei tempi che il gregge, difeso dai cani, si misura con il lupo e i vecchi pastori mettevano in conto talvolta la perdita di una pecora, ma rispettavano un «nemico» leale che non uccide mai per il piacere di farlo.

Nel nostro Paese sono presenti fra i 100 e i 150 esemplari di lupo sulle Alpi e fra 1.000 e 2mila in Appennino, numeri che si commentano da sé e che non possono certo spaventare una nazione con la nostra estensione montuosa. Chi ha la fregola di puntare il fucile ha addirittura paventato le solite trite balle sul fatto che i lupi potrebbero aggredire le persone nei boschi. Che lupi cattivi abbiamo!

Naturalmente il mondo degli ambientalisti, che non sono animalisti estremisti è sul piede di guerra. L'ex ministro Brambilla dichiara: «I lupi non si toccano, governo e Regioni ascoltino il parere degli esperti e le voci indignate di centinaia di migliaia di cittadini. La proposta di abbattimento non solo non è fondata su dati e riscontri scientifici, ma ha un fine tutto politico, candidamente confessato nel piano stesso: superare il clima di contrapposizione con gli allevatori, attraverso una dimostrazione di flessibilità. Ovvero, crepi il lupo, purché regni la pace sociale».

La Lav e altre associazioni presidiano il Parlamento, mentre l'Enpa ha raccolto 500mila firme sulla sua pagina Facebook e 138 attivisti Ecoradicali annunciano uno sciopero della fame.

Alcune Regioni, per fortuna, sono contrarie alla riapertura della caccia.

Campania, Puglia, Friuli, Veneto fanno marcia indietro, mentre i Cinquestelle chiedono il ritiro della «norma ammazza lupo». Speriamo che non finisca come in Balla coi Lupi dove «Due Calzini», il lupo diventato amico di Kevin Costner, finisce ucciso da un soldato balordo e ubriaco, con una risata sgangherata in bocca.

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