Sarà una settimana di Pasqua rossa per quasi tutta l'Italia, in attesa della Pasqua di distanziamento. Nel consueto venerdì del rimescolamento dei colori della tavolozza che regola le nostre vite non sono attese grandi novità. Sperano di essere promosse in arancione il Lazio, la Campania e il Veneto ma non tutti a ragione. Vediamo che cosa dicono i numeri che sono all'attenzione della cabina di regia e che noi possiamo anticiparvi, visto che li aggiorniamo di giorno in giorno.
Partiamo dai dati di giornata, che confermano la lenta regressione del numero dei contagi. Ieri sono stati 23.696, più del giorno precedente (21.267) ma questo è normale, visto che i contagi toccano il punto più basso il lunedì e poi crescono regolarmente fino al sabato. Il confronto va fatto con lo stesso giorno della settimana precedente, e giovedì 18 si registravano 24.935 contagi. Questo vuol dire che per l'ottavo giorno consecutivo il dato mobile dei contagi settimanali scende: ieri se ne contavano 147.330, ovvero 246,97 ogni 100mila abitanti. Il 17 marzo erano 158.596 (265,92). Un dato che fa ben sperare, anche se i morti restano a 460 (come il giorno prima) e il dato sui ricoveri in terapia intensiva cresce (+32) e porta il totale a 3.620, con un tasso di occupazione da parte dei pazienti Covid rispetto al totale dei posti disponibili del 39,84 per cento.
Vediamo ora come sono messe le varie Regioni, soprattutto quelle che ambirebbero a un miglioramento della loro situazione. Delle dieci tra Regioni e province autonome attualmente in rosso, sono destinate a restarci anche per la prossima settimana Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia e Trentino, tutte ben sopra i 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti che fanno scattare il rosso quasi automatico, anche se va detto che le prime tre stanno migliorando a vista d'occhio. Dovrebbe passare dal rosso all'arancione il Lazio, che ieri era a 216,55 contagi ogni 100mila abitanti e aveva un tasso di occupazione delle terapie intensive del 37,65 per cento. Qualche ambizione del genere l'avrebbe anche la Campania, che ieri era a 232,68 contagi ogni 100mila abitanti (il 15 marzo era 325,27) e aveva un tasso di occupazione delle rianimazione del 29,68. In bilico anche il Veneto, per cui però appare improbabile la promozione: ieri contava ancora 254,08 contagi ogni 100mila abitanti e un 25,60 per cento di terapie intensive occupate. Il governatore Luca Zaia comunque ci spera: «Siamo in odore di valutazione perché le proiezioni che abbiamo sono di un Rt ai limiti della zona arancione, in regressione: l'incidenza resta ancora intorno ai 250 su 100mila abitanti. Stiamo aspettando con ansia la classificazione».
Il percorso contrario, dall'arancione al rosso, riguarderà certamente la Valle d'Aosta, che è passata da regione modello a regione canaglia in tre settimane: il 7 marzo i contagi settimanali erano 53,59 ogni 100mila abitanti, ieri 291,92. Ieri il presidente della regione autonoma Erik Lavevaz ha annunciato un anticipo dei provvedimenti: «L'incremento dei nuovi positivi, la presenza di nuove varianti anche sul nostro territorio e l'innalzamento dell'indice Rt ci obbligano ad adottare misure più restrittive già dal prossimo fine settimana, quando saranno limitati gli spostamenti fra Comuni».
Possibile che la retrocessione riguardi anche la Toscana (ieri 247,80 contagi ogni 100mila abitanti e il 41,59 per cento di occupazione delle terapie intensive) mentre i numeri non sembrano giustificare un provvedimento severo contro la Calabria (131,72 contagi ogni 100mila abitanti e il 22,37 per cento delle terapie intensive occupate), anche se dalle 5 di oggi sono in rosso i Comuni di Oppido Mamertina (Reggio Calabria) e Cirò Marina (Crotone).
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