I drammatici dati diffusi dall'Istat con una natalità al minimo storico in Italia e un inverno demografico che non solo non accenna a finire ma peggiora anno dopo anno, testimoniano come il tema debba rappresentare una priorità per il governo. Per capire la gravità della situazione, basti pensare che, per la prima volta dall'Unità d'Italia, i nati sono scesi sotto la soglia di 400.000 e, per ogni 1000 abitanti, ci sono meno di 7 neonati e più di 12 decessi. Numeri impietosi se paragonati all'apice delle nascite nel 1965 con 1 milione di nuovi bambini. Le cause del crollo delle nascite in Italia sono molteplici e non certo recenti (il 2008 è l'ultimo anno in cui si è registrato un aumento) e afferiscono tanto a motivazioni culturali quanto all'assenza di reali politiche a sostegno della natalità oltre a ragioni economiche.
Non è un caso che il tracollo della natalità coincida con il 2008, anno in cui è iniziata la grande crisi economica. L'incertezza di tante giovani coppie, la disoccupazione giovanile, le condizioni di lavoro e le basse retribuzioni, incidono senza dubbio sulla scelta di fare figli di molti giovani. I cambiamenti della società hanno portato negli ultimi decenni a una crescita dell'occupazione femminile e delle donne in possesso di un titolo di istruzione superiore, ciò ha determinato un aumento dell'età media in cui le donne fanno il primo figlio in Italia salita a 32,4 anni. In un rapporto di Farmindustria intitolato «Per una primavera demografica. Quali politiche per la natalità», emerge come, oltre all'aumento dell'età media in cui nasce il primo figlio, è calato il numero medio dei figli per donna con la conseguente contrazione dei secondi figli e la diminuzione drastica dei terzi figli e oltre. Al tempo stesso, sono cresciute sensibilmente le donne senza figli che sono 1 su 4 per le nate nel 1980, circa il doppio rispetto alla generazione del 1950.
Tra le cause del crollo delle nascite c'è anche il progressivo invecchiamento della popolazione italiana e la minore presenza di giovani under 25 che nel nostro Paese, caso unico in Europa, sono scesi sotto quota 23% della popolazione.
In questo contesto il governo Meloni si sta operando per realizzare politiche strutturate a sostegno della natalità attraverso l'azione del Ministero per la famiglia, la natalità e le pari opportunità guidato da Eugenia Roccella. Qualcosa già è stato fatto nella legge di bilancio rafforzando l'assegno unico universale che, oltre a una maggiorazione mensile, è diventato strutturale per i figli con disabilità. Al tempo stesso, l'importo del congedo parentale è salito dal 30 all'80% e potrà essere usato in via alternativa anche dai papà.
I risultati delle politiche demografiche si vedono a medio-lungo termine e non certo dall'oggi al domani.
Ma se nel corso dei cinque anni di legislatura il governo riuscirà a promuovere politiche per invertire la rotta sul calo della natalità, avrà ottenuto un risultato per cui tutti gli italiani dovranno dire grazie per il futuro della nazione.
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