Locri, stipendiati pure i condannati. C'è il mandante del delitto Fortugno

Da anni la Asp retribuisce anche gli affiliati alla 'ndrangheta

Locri, stipendiati pure i condannati. C'è il mandante del delitto Fortugno

Locri - Alcuni dipendenti della Asp di Locri, condannati per associazione mafiosa e altri gravi reati, sono da anni regolarmente retribuiti. Tra questi, spunta anche il nome di Alessandro Marcianò, ex capo sala del pronto soccorso, condannato in via definitiva all'ergastolo come mandante del l'uccisione del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno il 16 ottobre del 2005. Ma l'ex capo sala non è il solo nella lista dei dipendenti condannati che continua a percepire lo stipendio, ma è in buona compagnia.

Già nel 2010 la Commissione d'accesso, insediata dopo l'omicidio dell'esponente Pd, aveva scovato tredici medici con precedenti o legami di parentela con la 'ndrangheta, ventinove infermieri, diciotto tecnici e ventitrè addetti alle pulizie, tra cui la figlia di Giuseppe Morabito, detto «u tiradrittu», boss indiscusso della ndrangheta calabrese o Giorgio Ruggia, vicino alla cosca dei Cordì, condannato a tre anni e 8 mesi e all'interdizione dagli uffici pubblici e subito riammesso in servizio con una delibera del direttore generale. E poi detenuti che hanno continuato a ricevere lo stipendio per oltre dieci anni e decine di laboratori e strutture accreditati, proprietà dei boss e dei loro prestanome, destinatari di risorse fino a tre volte superiori ai tetti di spesa. Il Giornale se n'era occupato il 27 luglio del 2010, in un articolo sulla sanità calabrese. Un mostro con tante teste che si cerca ancora di abbattere.

Da allora la situazione non è cambiata. Le verifiche dell'azienda sanitaria provinciale reggina dei giorni scorsi fanno il paio con i risultati che nel 2006 la commissione d'accesso insediatasi nell'Asp di Locri a seguito delll'omicidio Fortugno e guidata dal vice capo della Polizia Prefetto Paola Basilone, aveva già messo nero su bianco: «Il quadro che emerge fa ragionevolmente presumere che forze mafiose locali si siano infiltrate nell'area dell'istituzione sanitaria. Il numero dei dipendenti non è quantificabile, in quanto in troppi sono stati arrestati o sospesi ma continuano a percepire lo stipendio».

Dopo l'omicidio Fortugno l'azienda sanitaria venne sciolta per infiltrazioni mafiose, ma non è bastato a far uscire le cosche dalla sanità reggina. Nel 2008 all'Asp 5 di Reggio Calabria (nata dall'accorpamento delle aziende sanitarie di Reggio, Locri e Palmi, 3.600 dipendenti ed un debito all'epoca di oltre 500 milioni di euro) arrivarono l'ex generale dei carabinieri, il prefetto Massimo Cetola ed altri due commissari. Volevano risanare «lo stato di abbandono dell'ente», fuggirono sconfortati dalla strenua opposizione e dall'ostruzionismo nei confronti del loro operato.

L'Asp 5 è stata anche protagonista dell'inchiesta «Onorata Sanità», che ha portato in carcere Domenico Crea, il potente medico-politico vicino ai boss della Locride, che beneficiò dell'uccisione di Francesco Fortugno subentrando al suo posto in Consiglio regionale. A distanza di 12 anni nulla è cambiato.

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