Sventola la bandiera del cambiamento. Ma sa bene che il percorso non è facile e non si nasconde le difficoltà: «È stato un grave errore sovrapporre le primarie del Pd alle regionali. Noi dovremmo già avere il nuovo segretario da un pezzo. Invece siamo nel pieno della contesa, ma io - afferma Pierfrancesco Majorino, candidato governatore del Pd in Lombardia - ho l'ambizione di fare della mia regione un laboratorio nazionale. Anzi, lo siamo già: su di me confluiscono anche i voti dei 5 Stelle e sono sostenuto da personalità del mondo riformista».
Lei ha rilanciato il campo largo, anche se a Milano i 5 Stelle non hanno mai avuto numeri importanti e anzi non battono un colpo. Non teme piuttosto la concorrenza della Moratti?
«No, per nulla».
Ma la sinistra non è spaccata in due? La Moratti che rappresenta il Terzo Polo e lei con il Pd?
«La Moratti, come Fontana, appartiene al centrodestra. E scorrendo nelle sue liste i nomi di alcuni leghisti, più leghisti di Salvini, devo dire che è stata coerente. Moratti parla di Terzo Polo ma non è mai uscita culturalmente dal recinto del centrodestra».
I numeri che non mentono ci consegnano un dato importante: la Lombardia è la regione più avanzata d'Italia. E allora perché dopo tanti anni i lombardi dovrebbero spostarsi a sinistra?
«Perché la Lombardia ha perso slancio. Dobbiamo confrontarci con le regioni più avanzate della Germania e della Francia, ma siamo indietro. Prendiamo ad esempio il capitolo dei fondi europei e del Pnrr: c'è una gestione notarile delle pratiche, ma i soldi bisogna andarseli a conquistare con un'interlocuzione corretta e con progetti adeguati e per questo io voglio creare un superassessorato che tenga tutto insieme. Possiamo ottenere molto, molto di più».
C'è poi il grande e incandescente tema della sanità: tutti attaccano il modello Lombardia, che pure continua ad attrarre migliaia di pazienti da tutta Italia, e vogliono abbattere le liste d'attesa. Ma in concreto?
«Il fatto che anche Fontana cerchi di accorciare i tempi delle visite è la controprova del fallimento su questo fronte delicatissimo. Io immagino un grande piano di riordino e riorganizzazione della sanità pubblica, ma senza penalizzare il privato che è straordinariamente ricco di eccellenze e che ci teniamo ben stretto. Poi, dobbiamo ripensare la medicina territoriale che si è trovata in grande difficoltà davanti all'emergenza Covid».
Lei spinge pure sul tema del lavoro verde. Al di là degli slogan, di che si tratta?
«No, niente slogan, ma sostanza. Da qui al 2030 possiamo creare sulle frontiere affascinanti della sostenibilità 300 mila posti di lavoro».
Trecentomila? Addirittura? Non le pare un po' troppo, pure sotto elezioni?
«No, ci possiamo arrivare in sette anni. È una scommessa fondata perchè possiamo intervenire sull'efficientamento energetico, sul solare e sul fotovoltaico, insomma in tante direzioni sostenendo le imprese che innovano. E vogliamo suonare una musica nuova: oggi la Regione Lombardia non sa cosa sia la sostenibilità e se devo dirla tutta è quasi negazionista sul cambiamento climatico».
Lei gioca la sua partita e intanto i quattro candidati concorrono per la segreteria del Pd, fra assemblee dai contenuti bizantini e rituali a tratti incomprensibili. Lei con chi sta?
«Il mio cuore batte per Elly Schlein, ma devo dire che anche gli altri tre contendenti - Stefano Bonaccini, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo - mi sostengono in questa sfida. E questa sintonia mi aiuta ad andare avanti. Abbiamo attraversato mesi difficili e a tratti confusi. È arrivato il momento di darci un'identità forte, senza tentennamenti e sbandamenti».
E
quale è il Pd di Pierfrancesco Majorino?«È un partito capace di stare su tre grandi temi: il lavoro, i diritti civili, l'ambiente. Presto avremo un nuovo segretario e chiunque vinca accelereremo su questa strada».
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