L'ombra islamista sull'attacco Al Qaida e Isis puntano gli Usa

Lupi solitari o una cellula in azione nella Grande Mela. I terroristi vogliono colpire il cuore della democrazia

L'ombra islamista sull'attacco Al Qaida e Isis puntano gli Usa

Terrorismo semplice o terrorismo a marchio islamista? La firma di Al Qaida o dell'Isis ancora non c'è, ma il marchio di fabbrica sì. La pentola a pressione collegata ad un telefonino ritrovata a quattro isolati dal punto della 23sima strada di New York dove un'esplosione ha ferito 29 persone, sembra un tragico «deja vu» di quanto avvenuto il 15 aprile 2013 a Boston. Quel giorno due pentole a pressione esplose durante la maratona di Boston uccisero tre persone e ne ferirono altre 260. Quel giorno per capire chi avesse «ispirato» Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, i fratellini ceceni autori dell'attentato, bastò a rileggersi Inspire la rivista di Al Qaida che in un articolo del 2010 intitolato «Make a bomb in the Kitchen of your Mom» («Fatti una bomba nella cucina di mamma») spiegava come far esplodere, con l'ausilio di un telefonino, una pentola a pressione piena di polvere pirica e chiodi. Ma le analogie non si fermano qui.

Sabato mattina nel New Jersey, sull'altra sponda dell'Hudson, un altro ordigno - anch'esso dentro un cassonetto - è esploso, fortunatamente senza far feriti, a poche ore dal passaggio di una corsa amatoriale. Insomma nonostante il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo dichiari di non vedere collegamenti con il terrorismo internazionale le analogie farebbero ipotizzare l'esistenza di un lupo solitario o di una cellula islamista decisa a replicare le gesta dei fratelli Tsarnaev. Le motivazioni non mancherebbero. Al Qaida colpendo il cuore di New York a 15 anni dall'11 settembre e a cinque dall'uccisione di Bin Laden dimostrerebbe di essere ancora viva. La più evidente motivazione di un attentato firmato dallo Stato islamico sarebbe invece la vendetta per l'eliminazione di Abu Mohammad Al Adnani, il portavoce dell'organizzazione e mandante degli attacchi in Europa, ucciso a fine agosto da un raid aereo americano in territorio siriano.

Dietro la tentata rappresaglia si potrebbe nascondere, però, anche l' aspirazione a siglare il primo vero attacco strutturato al cuore dell'America. Fino ad oggi il Califfato non è mai riuscito a mettere a segno un'azione ben pianificata sul territorio statunitense, ma si è limitato a rivendicare le iniziative di personaggi come Rizwan Farook e e Tashfeen Malik, la coppia radicalizzata autrice nel dicembre 2015 del massacro di San Bernardino, o dell'afghano Seddique Matin responsabile, a giugno, della strage nella discoteca gay di Orlando. Il primo a preoccuparsi per un possibile imminente attacco a casa sua era stato a fine giugno il direttore della Cia John Brennan. «Sono molto preoccupato per le capacità dell'Isis e per loro determinazione ad uccidere quanta più gente possibile mettendo a segno attacchi all'estero. Non sarei sorpreso - diceva Brennan a fine giugno - se tentassero di mettere a segno un attacco di quel genere negli Stati Uniti». In quest'ottica i due ordigni di Manhattan e quello in New Jersey potrebbero rappresentare il primo tentativo di colpire il nemico americano dispiegando non semplici lupi solitari, ma cellule ben strutturate come a Parigi e Bruxelles. A differenza dei lupi solitari immolatisi nel corso delle precedenti azioni l'eventuale cellula entrata in azione a New York avrebbe l'indubbio vantaggio di essere ancora operativa e di rappresentare una spada di Damocle per la sicurezza della Grande Mela.

Una spada di Damocle particolarmente inquietante vista la campagna per le presidenziali e l'imminente arrivo a New York delle delegazioni internazionali e dei capi di stato pronti a partecipare alla 71ma Assemblea Generale dell'Onu in corso al Palazzo di Vetro fino al 26 settembre. Un appuntamento che la presenza di una cellula terroristica a piede libero trasformerebbe in un vero incubo sicurezza.

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