Per l'omicidio di Willy Monteiro torna l'ergastolo a Marco Bianchi

Al fratello Gabriele 28 anni, riconosciute le attenuanti generiche. La madre della vittima: "Apprezzino di essere vivi. Io ho una foto"

Per l'omicidio di Willy Monteiro torna l'ergastolo a Marco Bianchi
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Ergastolo a Marco Bianchi, 28 anni di carcere al fratello Gabriele. L'appello bis per i killer che massacrarono di botte Willy Monteiro Duarte, 21 anni, conferma, almeno per il primo, la sentenza di primo grado. Il secondo processo d'appello viene deciso dalla Corte di Cassazione dopo la riduzione choc delle pene, nel secondo processo, a 24 anni per entrambi. «Non siamo mostri» dice Marco dopo aver chiesto scusa ai genitori di Willy. Insomma, i due picchiatori di Artena, che assieme a Francesco Belleggia e Marco Pincarelli prendono a calci e pugni il giovane di origini capoverdiane uccidendolo, vengono condannati in primo grado all'ergastolo, in secondo a una pena ridotta a 24 anni fino alla decisione della Suprema Corte di rifare il processo.

Ieri la sentenza che conferma l'impianto accusatorio della Procura Generale e stabilisce le varie responsabilità nell'omicidio volontario. È il calcio di Marco Bianchi all'addome, un colpo proibito di Mma, quello che stende Willy a terra. Belleggia e Pincarelli, condannati a 23 e 21 anni, picchiano poi il ragazzo con calci e pugni quando è, oramai, inerme sull'asfalto. Condanne che mettono la parola fine alle azioni violente del branco che terrorizzava chiunque tra Colleferro, Artena e Valmontone. In aula la mamma di Willy, Lucia. «Queste condanne - commenta commossa mentre si stringe alla figlia - non ci restituiranno Willy. Mi auguro che questi ragazzi apprezzino il fatto di essere vivi con una famiglia che li può vedere e sentire. A noi di Willy è rimasta solo una fotografia e la sua voce è un ricordo lontano».

Gabriele ribadisce di «non avere mai colpito quella notte Monteiro. Abbiamo commesso degli errori e siamo pronti a pagare». Il fratello, in video collegamento, dichiara di essere «responsabile per il calcio al fianco di Willy ma non quando era a terra. Pagherò, ma non meritiamo questo odio mediatico». Nelle udienze passate Lucia Monteiro, con rammarico, aveva sottolineato che i Bianchi non avevano mostrato pentimento. «Dopo quattro anni di carcere non è cambiato nulla».

Un pestaggio durato 50 secondi. Quattro picchiatori di professione contro un ragazzo esile, uscito da un locale per difendere un compagno di scuola dalla furia del gruppo. Pluripregiudicati per spaccio di droga, rissa e lesioni, i due campioni di Mma, ufficialmente disoccupati, vivono in una villa lussuosa, guidano auto di grossa cilindrata e percepiscono il reddito di cittadinanza. Sabato 6 settembre 2020. Al pub Due di Picche di Colleferro siedono due gruppi di giovani, uno del posto, l'altro di Artena. Con gli ultimi Belleggia, Pincarelli e i Bianchi. Marco e Gabriele si allontanano assieme a Vittorio Tondinelli e si appartano con due amiche. Intanto Pincarelli, ubriaco, importuna tre ragazze di Colleferro. Intervengono il fidanzato di una, Alessandro Rosato, e un amico di Willy, Federico Zuma. Pincarelli, nonostante un braccio ingessato, spintona Zuma giù dalle scale. Si scatena una rissa, Willy interviene per far da paciere. La lite si sposta in strada. Uno del branco, Michele Cerquozzi, telefona ai Bianchi: «Tornate subito qui».

I Bianchi arrivano su un'Audi Q8 e si scagliano sul

primo che capita, Willy. Il primo colpo lo sferra Gabriele e il 21enne crolla a terra. I quattro non si fermano. Un calcio in testa manda Willy in coma. I criminali, in fuga, verranno fermati nella notte dai carabinieri.

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