Non diminuisce di intensità la crisi tra Ue e Regno Unito sulle forniture del vaccino AstraZeneca. Dopo l'annuncio della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen la scorsa settimana secondo cui l'Unione è pronta a bloccare le esportazioni di vaccini a favore dell'approvvigionamento interno, Londra ha intensificato la propria attività diplomatica verso alcuni stati membri per persuaderli che la strada migliore non è quella del protezionismo farmaceutico. Domenica il premier Johnson ha avuto due separati colloqui telefonici con Macron e Merkel: manteniamo le frontiere aperte, è stato il cuore dello scambio in vista del Consiglio Europeo di giovedì in cui la Commissione potrebbe presentare la proposta di chiusura.
Al centro delle polemiche di queste ore è il sito produttivo di Leiden in Olanda, gestito da Halix, subcontractor che opera per conto della multinazionale anglosvedese. Il sito sta scontando gravi ritardi di produzione che hanno rallentato la corsa della campagna vaccinale inglese la scorsa settimana. E, secondo quanto riportato da Reuters e Bloomberg, le sue spedizioni verso il Regno Unito potrebbero essere bloccate dall'Ue per mancanza di reciprocità nei flussi import-export di vaccini tra Ue e Londra: secondo Bruxelles le dosi AstraZeneca prodotte in Europa e consegnate agli inglesi nelle ultime sei settimane sono 9 milioni, nessuna invece ha fatto il percorso contrario. Numeri contestati dall'azienda. Ad aggiungere benzina alle polemiche si aggiungono le critiche inglesi al fatto che il sito di Leiden non ha ancora ricevuto dall'Ue il via libera alla produzione per cui se anche la Commissione dovesse applicare il blocco all'export eventuali dosi prodotte da Halix non potrebbero essere distribuite tra gli Stati membri.
Il compromesso verso cui sta spingendo Londra è di dividere i vaccini di Leiden tra le due sponde della Manica, un tentativo distensivo invocato anche dall'Olanda e dall'Irlanda, il cui primo ministro Micheál Martin ricorda l'estrema complessità delle catene produttive farmaceutiche che sono il risultato della collaborazione di aziende situate in molti Stati. È lo stesso avvertimento che giunge da BioNTech Pfizer, la cui produzione europea dipende fortemente da alcuni componenti sviluppati in Inghilterra. Un blocco alle esportazioni da parte di un membro della catena potrebbe scatenare una risposta di ugual portata negli altri.
A ulteriore conferma della complessa partita internazionale in corso, riporta il Financial Times che gli inglesi sono in trattativa con gli indiani del Serum Institute, il più grande produttore mondiale di vaccini, fra cui quello AstraZeneca, per mantenere costante il flusso di fornitura verso Londra in un momento in cui in India aumenta la pressione sul
governo Modi per accelerare la campagna vaccinale interna. Se anche New Delhi chiude i rubinetti, sarà impossibile per Johnson replicare i numeri di sabato: 845mila dosi inoculate in un giorno, più dell'1 per cento del Paese.
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