Ministri della Giustizia da tutto il mondo si ritroveranno a marzo a Londra per promuovere le indagini svolte in Ucraina dalla Corte penale internazionale negli ultimi 10 mesi: da quando, cioè, la Federazione russa ha invaso uno Stato sovrano alle porte dell'Ue, il 24 febbraio 2022, provando a trasformare una terra che guardava a Occidente in uno spezzatino. I Paesi dovranno fornire «ulteriore assistenza» alla Cpi dell'Aja, che sembra aver cambiato marcia dopo che a lungo s'era pensato che i magistrati avessero le mani legate. E che difficilmente si sarebbe potuto risalire ai mandanti dei crimini finora accertati.
Come spiega invece la Guardasigilli olandese, Dilan Yesilgoez-Zegerius, che copresiederà la conferenza a Lancaster House insieme al vicepremier britannico Dominic Raab, gli orrori perpetrati dalle truppe russe in Ucraina «non possono restare impuniti». L'incontro consentirà di coordinare gli sforzi per sostenere la Cpi e le autorità di Kiev, che sul campo hanno raccolto prove di atrocità commesse dai soldati della Federazione. Da Bucha a Borodyanka a Irpin, torture, fosse comuni, stupri.
Sarà soprattutto l'occasione per cercare di risolvere quegli interrogativi che finora hanno lasciato impunite le azioni del Cremlino a causa delle difficoltà di risalire alla catena di comando. Esistono responsabilità penali che consentano di accusare leader anche se non commettono fisicamente orrori al fronte, ma ne sono in qualche misura i mandanti? E si potrà spiccare un mandato d'arresto per Putin, che non può comunque essere arrestato finché non lascia la Russia? Per trovare gli strumenti, il tavolo di Londra promette anche di «aumentare il sostegno finanziario e pratico» alla Cpi, per perseguire i responsabili: soldati, graduati, mercenari, coscritti e giovani soggiogati da Mosca; fino all'ipotesi di incriminare ministri in carica, dalle cui mani sono potenzialmente passati gli ordini finiti in flagello.
Nelle aree liberate, magistrati di varie nazioni continuano a registrare prove. Dagli stupri all'uso di armi vietate contro i civili: bombe a grappolo e vecchi ordigni. Raab alza la voce lanciando un appello: «Le forze russe dovrebbero sapere che non possono agire impunemente, sosterremo Kiev finché non sarà fatta giustizia». Se in Siria i criminali di guerra l'anno fatta franca, in Ucraina potrebbe essere diverso. La Corte ha avviato un'indagine a marzo su richiesta di Kiev, che ha accettato la giurisdizione della Cpi nel 2015 per scovare atti di genocidio nei territori riconosciuti, inclusi quelli annessi da Mosca e quelli occupati.
Alla conferenza di Londra ci sarà il procuratore capo Cpi, Karim Khan. Il giurista già a ottobre spiegava che «né gli ordini ricevuti dai superiori, né la posizione gerarchica che un individuo ricopre, generale, presidente o premier, sono condizioni sufficienti per l'immunità; non c'è per i crimini internazionali. E uno dei principi di Norimberga è che non esiste prescrizione per crimini contro l'umanità». Al lavoro pure la giustizia ucraina, coadiuvata da tecnici Ue e Ong. Centinaia i dossier di Amnesty seguendo le mappe degli attacchi; 40mila gli orrori di guerra documentati, secondo la risoluzione dell'Europarlamento che da novembre chiede ai governi Ue un più preciso quadro giuridico per perseguire il terrorismo di Stato russo. La Svizzera ha una task force per isolare le prove.
Mosca prova a cancellarle, con la tattica di trasferire i civili ucraini. Mentre sul fronte Est si concentrano le milizie della Wagner, per cui è difficile stabilire chi sia il responsabile degli orrori. Un puzzle da collegare ai desiderata di Putin e ai dirigenti della Federazione.
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