L'Ucraina chiude ai negoziati (ma è emergenza munizioni)

Zelensky: "Non tratto con Putin, vincere dipende dagli alleati". Sos armi: "Metà arriva in ritardo". Attesi dagli Usa 12 miliardi

L'Ucraina chiude ai negoziati (ma è emergenza munizioni)
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Dopo il G7 di Kiev, il terzo anno della guerra in Ucraina parte come era finito il secondo. Con la Russia ad avanzare lentamente nel Donbass, con Volodymyr Zelensky a pietire il soccorso occidentale e con Vladimir Putin più spavaldo che mai. «La Crimea è parte integrante della Russia», ha detto ieri il presidente russo all'avvicinarsi del decimo anniversario dell'annessione forzata della penisola.

Insomma, Putin fa il Putin, cosa aspettarsi di altro? E Zelensky fa lo Zelensky. In una conferenza stampa l'ex attore ha ieri sciorinato il solito repertorio: la richiesta di aiuto agli alleati («Vinceremo questa guerra, non abbiamo alternativa. Ma dipende solo dal sostegno dei partner occidentali»), le spiegazioni del flop della controffensiva («le nostre azioni l'anno scorso erano sul tavolo del Cremlino ancor prima che iniziasse la controffensiva»), la sfiducia totale nel dialogo con il suo nemico («Si può parlare con un sordo? Si può parlare con un uomo che uccide i suoi oppositori?»), ma la speranza di un vertice di pace («il primo Global peace summit spero che si svolga in primavera in Svizzera»), e la solenne promessa finale: «Il 2024 sarà l'anno della svolta per l'Ucraina».

Una svolta che può aversi solo con una potente trasfusione di aiuti da parte degli alleati. Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal scrive allo zio d'America: «Quest'anno ci aspettiamo di ricevere 11,8 miliardi di dollari in aiuti dagli Stati Uniti». Soldi in realtà bloccati dal veto del Congresso a Washington. Ma gli Usa contribuiscono anche grazie alla Cia, che secondo il New York Times avrebbe realizzato 12 basi segrete lungo il confine con la Russia e dal 2016 addestrerebbe un commando ucraino d'élite, noto come Unità 2245, che avrebbe catturato droni e apparecchiature di comunicazione russi per decodificarne i sistemi di crittografia di Mosca.

Certo, non tutto va bene nel soccorso occidentale a Kiev. Quasi sconfortato il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov: «Al momento, l'impegno non è sinonimo di consegna: il 50 per cento delle forniture non viene consegnato puntualmente. E così perdiamo uomini, perdiamo territori». Anche perché l'Ucraina si confronta con un nemico che «stanzia fino al 15 per cento del suo Pil per la guerra, ovvero oltre 150 miliardi dollari».

E mentre i servizi segreti ucraini fanno sapere che per quanto di loro conoscenza il dissidente Alexey Navalny sarebbe nmorto «per un coagulo di sanguee questo è più o meno confermato, non è preso d internet», oggi occhi su Parigi, dove una conferenza fortemente voluta dal presidente francese Emmanuel Macron radunerà nel pomeriggio all'Eliseo una ventina di leader internazionali per ribadire l'intenzione di non arrendersi a Mosca.

E ieri il 732° giorno di guerra all'insegna di bombardamenti a tappeto a Kostiantynivka, nel Donestsk (distrutte tra l'altro una chiesa e la stazione ferroviaria) e sull'oblast di Zaporizhzhia -

dove ieri sono iniziate in largo anticipo le operazioni elettorali per le presidenziali russe - con un bilancio di un morto e due feriti. Le forze russe avrebbero occupato il villaggio di Lastochkyne, a ovest di Avdiivka.

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