L'Ue divisa sul Recovery bis. Macron media con Berlino

Vertice a Versailles su autonomia energetica e difesa. L'ipotesi: usare fondi già stanziati ma non utilizzati

L'Ue divisa sul Recovery bis. Macron media con Berlino

Rafforzare le capacità di difesa dell'Ue, ridurre le dipendenze energetiche del Vecchio continente e costruire una base economica più solida per l'Europa. Sono questi i principali obiettivi del Consiglio informale che si è aperto ieri a Versailles, ospitato dalla presidenza di turno francese. Una due giorni che doveva essere dedicata a definire la strategia di rilancio dell'economia europea post pandemia e che invece si trova a fare i conti con la scellerata decisione di Putin di invadere l'Ucraina e con i venti di guerra che soffiano sull'Europa. Uno scenario verso il quale Macron non nasconde di guardare con «preoccupazione» e «pessimismo». Sia lui che il cancelliere tedesco Scholz, infatti, ieri hanno avuto un colloquio con Putin per «ottenere un cessate il fuoco» che il presidente francese dice di «non vedere nei prossimi giorni».

Al centro del dibattito, dunque, c'è il confronto su energia e difesa. Con Macron che chiede «decisioni storiche» per l'Europa. «Ha cambiato sotto i colpi della pandemia, cambierà ancora di più sotto i colpi della guerra», è la convinzione del numero uno dell'Eliseo. Il tema, oggetto di confronto anche nella cena informale dei leader che si è tenuta ieri sera, è come finanziare questo nuovo percorso. Che nei prossimi anni dovrà portare l'Europa a rafforzare la sua difesa - con la creazione di un esercito comune - e a trovare una sua autonomia energetica.

L'ambizione di Macron è puntare su una sorta di «Recovery di guerra», un «NextGenerationEu2» costruito esattamente sul modello varato lo scorso anno. Una proposta fortemente condivisa dall'Italia, ma che vede l'ostilità - più o meno dichiarata - della Germania e dei Paesi nordici. Il tutto seguendo uno schema quasi identico al braccio di ferro che andò in scena sul Recovery, anche se oggi - a differenza di allora - c'è l'impellenza, di fatto non rinviabile, di una guerra in corso ai confini dell'Europa. Paesi Bassi e Svezia, però, ribadiscono la loro forte contrarietà proprio prima dell'inizio del vertice di Versailles. «L'ipotesi non è sul tavolo», spiega il premier olandese Rutte. E ancor più netta è la prima ministra svedese Andersson, che non lesina toni polemici. «Sono stata ministra delle Finanze per sette anni e - dice - so che alcuni Paesi trovano sempre nuovi argomenti per non pagare le proprie spese». Ma quel che conta sul fronte degli scettici è la posizione di Berlino che, evidentemente, è trainante rispetto agli altri nordici.

E proprio con la Germania sarebbe in corso una trattativa serrata per cercare di trovare un punto di mediazione, tanto che Macron avrebbe dato mandato agli sherpa di non chiudere il documento finale. La mediazione potrebbe essere quella di utilizzare i soldi già stanziati per il Recovery ma non ancora utilizzati. I prestiti, infatti, sono stati chiesti da pochi Paesi - tra cui l'Italia - e dunque ci sarebbero ancora 200 miliardi di disponibilità.

Un confronto al quale Parigi - ma anche Roma - sembrano guardare con un certo ottimismo. Nella speranza che dopo la pandemia e davanti alla guerra tra Mosca e Kiev l'Europa si inizi finalmente a muovere con la consapevolezza che giocando in solitaria non si va da nessuna parte. Di fronte alle difficoltà, insomma, la risposta non può che essere unitaria.

E qualche timido segnale dai cosiddetti falchi arriva a sera, quando il cancelliere austriaco Nehammer sorprende tutti aprendo di fatto agli eurobond. «Gli investimenti sono necessari - dice - e vanno fatti collettivamente».

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