No a speculazioni. Siamo a cento anni esatti dall'avvento del Fascismo, ma non c'è nessun pericolo: una seconda marcia su Roma non è all'orizzonte e la democrazia è in discreta salute. La Ue ai suoi livelli più alti sdogana la Meloni e in qualche modo si prepara senza paure e timori alla vittoria della destra. Sarebbe «altamente inappropriato speculare» sul possibile e anzi probabile successo di Fdi il 25 settembre. Queste le parole esatte pronunciate da un alto funzionario della Ue davanti a un gruppo di giornalisti che volevano sondare gli uomini della Commissione e del presidente Ursula von der Leyen sul possibile avvento di un governo guidato da Giorgia Meloni. Nessun allarmismo, nessun veto o anatema. Niente di niente. Bruxelles accetta quel che uscirà dalle urne e non alza muri o steccati. Non ci sono pregiudizi e tantomeno c'è voglia di interferire nelle dinamiche italiane. La Ue aspetta ed è convinta che quel che sceglieranno i cittadini andrà bene al Paese. E quindi a Bruxelles.cSi può facilmente immaginare che il funzionario non abbia parlato spontaneamente, ma si sia consultato prima con i vertici degli organismi europei, in particolare è lecito pensare che abbia ottenuto l'ok a una dichiarazione pubblica dalla leadership della Commissione.
Gli strali lanciati nelle scorse settimane da segmenti della sinistra tricolore sono caduti nel vuoto. Quest'estate è stato tutto un ritornello sullo shock che l'Europa subirebbe se la Meloni dovesse vincere il match. Ma a dispetto delle profezie di sventura, nelle cancellerie europee non si sono stracciati le vesti e a dirla tutta anche gli italiani non hanno preso sul serio il grido apocalittico di tanti big del Pd. I sondaggi dicono che semmai Fdi è in crescita e gli elettori cercano risposte sui temi concreti all'ordine del giorno: anzitutto l'inflazione e la galoppata senza briglie delle bollette.
Forse, certe uscite maldestre e vintage servono per motivare quella parte militante dell'elettorato che vede ovunque i simboli del Ventennio. Pazienza. Ma Enrico Letta ancora l'altro ieri ha cercato di mobilitare l'opinione pubblica evocando i fantasmi del passato ma proiettandoli in un improbabile futuro: «Se vince la destra, la Carta è a rischio».
Poi, ieri, con un'acrobatica capriola si è rimangiato quelle dichiarazioni. Quel che conta è che Bruxelles sta con il popolo italiano e rispetterà i risultati. L'atteggiamento della nomenklatura europea, percepito nel fine settimana anche al Forum Ambrosetti di Cernobbio, potrebbe avere ricadute molto importanti pure sul versante dell'economia e della finanza: se l'establishment mostra un atteggiamento positivo tutto diventa più semplice, in un momento comunque complicato e difficile, ancora di più per quel che sta accadendo: la Russia prova a ricattare l'Europa con il gas e non si vede una fine o almeno una tregua che blocchi il conflitto con l'Ucraina.
Intanto, in vista della riunione dell'Eurogruppo, prevista per venerdì a Praga, l'Europa ricorda all'Italia i compiti da finire: fra questi la ratifica della modifica del trattato che regola il Meccanismo europeo di stabilità. A Bruxelles speravano che Roma chiudesse la questione prima, ma ormai siamo in campagna elettorale e allora una fonte di primo piano ricorda al Paese «l'impegno preso»: non importa chi la spunterà, importa che il nuovo esecutivo proceda subito al passo tanto atteso.
In ogni caso il Fondo salva Stati (come
è chiamato il Mes), istituito nel 2012 in piena tempesta spread, attenua i rischi di contagio legati a eventuali crisi nell'area Ue: il punto di forza è la concessione ai Paesi in difficoltà di prestiti a tassi agevolati.
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