C i mancava soltanto l'equivoco. O misunderstanding, come usa negli uffici degli euroburocrati. Dopo giorni di tensione tra la Commissione europea e Palazzo Chigi, è arrivata la chiarificazione. «Si è creata confusione sulla mia risposta ad una domanda sulla bozza di legge relativa alla Corte dei Conti italiana». È venerdì sera quando il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, si affretta a gettare acqua sul fuoco dopo che la tensione era salita tra i vertici di Bruxelles e il governo italiano per la scelta di quest'ultimo di proporre una modifica del ruolo della magistratura contabile sul controllo dei progetti legati al Pnrr. «Ho detto che le autorità italiane hanno creato un'istituzione specifica per controllare l'uso dei fondi del Next Generation Eu - aggiunge - e che questo è ciò che la Commissione continuerà ad esaminare, poiché questo è ciò che è stato concordato con le autorità italiane». La precisazione era soltanto la coda di una lunga giornata di passione iniziata con una dichiarazione molto ferma della Ue sulla necessità di adeguati controlli sull'attuazione dei progetti del Pnrr seguita da una replica in otto punti di Palazzo Chigi.
Ora il cielo sopra Bruxelles si è dunque rasserenato. Sul Pnrr «sono in corso scambi costruttivi» con l'Italia e «le autorità italiane forniscono ulteriori informazioni ove necessario». È l'ultima dichiarazione della Commissione europea sullo stato delle trattative con Roma per lo sblocco della terza rata e le modifiche al piano italiano. «Come regola generale - si legge nella nota di Bruxelles -, non commentiamo i disegni di atti legislativi nazionali». Il riferimento è proprio alla questione legata al ruolo della Corte dei Conti.
Il dialogo tra Bruxelles e Roma è costante, secondo quanto riferito dal portavoce Ue, e tocca più fronti. I lavori «sulla valutazione da parte della Commissione europea della richiesta di pagamento dell'Italia» per la terza tranche da 19 miliardi di euro sono «ancora in corso» ma, viene precisato, «non è insolito impiegare più tempo oltre la scadenza indicativa, come è accaduto con le richieste di pagamento di Lussemburgo, Romania e Slovacchia». Palazzo Berlaymont conferma poi di essere al corrente della volontà del governo di rivedere il Pnrr, pur non avendo ancora ricevuto «una richiesta formale» da parte di Roma. «La Commissione - osserva il portavoce - è disposta a discutere con gli Stati membri la modifica di singoli traguardi o obiettivi che non siano più realizzabili a causa di circostanze oggettive». Nel contesto del Pnrr, precisa il portavoce, «l'Italia ha istituito un sistema di verifica e controllo solido».
«Il caso è chiuso» commenta il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto. «La precisazione della Commissione risolve la questione - aggiunge il ministro ai microfoni del Tg1 -. Il lavoro che portiamo avanti con la Commissione è assolutamente in perfetta collaborazione e soprattutto i rapporti dei vertici, cioè della presidente Meloni e della presidente Von der Leyen sono di proficuo e positivo lavoro comune». E sulle modifiche in corso d'opera dei Piano Fitto ricorda che il termine di presentazione delle modifiche è il 31 agosto. «Solo cinque Paesi su 27 - sottolinea - hanno già presentato le loro modifiche. Siamo in linea con il percorso della Ue».
E da Bruxelles confermano che la procedura di modifica richiede comunque una «rigorosa valutazione caso per caso» da compiere insieme al Paese che ne fa richiesta. «Qualsiasi revisione non dovrebbe comunque abbassare l'ambizione complessiva» dei Pnrr fanno sapere dalla Commissione europea.
D'altronde che i rapporti tra la Von der Leyen e la Meloni siano buoni è stato ampiamente dimostrato dalle attestazioni di stima e solidarietà in occasione delle alluvioni in Romagna e nel corso e dall'incontro in Moldavia in occasione del summit della Ue sul tema della guerra in Ucraina.
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