Ora che la 36esima brigata dei marines ha gettato la spugna, abbandonando a un destino atroce ciò che resta del battaglione Azov, Mariupol si è trasformata nella testa di ponte dell'avanzata russa verso Odessa. Il piano di Putin è chiaro fin dall'inizio del conflitto: mettere le mani su tutto il Sud e collegare i territori conquistati con la Transnistria, provincia ribelle della Moldavia. Odessa è diventata quindi l'obiettivo focale delle operazioni a ridosso del Mar Nero.
Sabato la città è stata colpita da 6 missili, altrettanti sono stati lanciati nella notte (due dei quali intercettati dai sistemi di difesa antiaerea), altri quattro, sparati dal mare, hanno raggiunto nel pomeriggio edifici residenziali sulla costa. Risultano alcuni feriti, ma fortunatamente nessuna vittima. L'aviazione russa inoltre ha distrutto una nave ad armamento leggero, abbattuto due caccia Su-24 e un elicottero Mi-24 vicino all'Isola dei Serpenti, ed eliminato nell'area un gran numero di combattenti nazionalisti. A Mykolaiv un'anziana insegnante è stata uccisa e altri 27 civili sono rimasti feriti gravemente negli attacchi missilistici su zone residenziali. Razzi che a Popasnyansky hanno danneggiato la rete di distribuzione idrica che fornisce acqua a un milione di persone. A Hola Prystan (Kherson) il fuoco d'artiglieria ha provocato distruzione e il ferimento di 4 persone. Qualche danno anche per i russi: nella baia di Sukharny (Sebastopoli) è stata avvistata una nave da sbarco palesemente danneggiata.
Per stabilire il pieno controllo del territorio delle regioni di Donetsk, Luhansk e Kherson, e mantenere il corridoio terrestre tra questi territori e la Crimea occupata, i russi sabato notte hanno trasferito verso il Donbass circa duecento veicoli da combattimento corazzati e diversi sistemi missilistici. Undici persone sono intrappolate tra le macerie di un edificio bombardato la notte scorsa nel villaggio di Shypylivka (Luhansk). Al momento non si hanno notizie di vittime. Nella stessa area ci sono civili che risultano dispersi dopo l'attacco aereo su una scuola con annesso rifugio nel villaggio di Bilohirivka, nella regione di Luhansk. Nel sotterraneo si nascondevano 90 civili, e solo una trentina sono stati tratti in salvo. A sera è il presidente Volodymyr Zelensky a parlare di «60 vittime». Lysychansk (colpita la raffineria) e Severodonetsk, pesantemente bombardate, sono tutt'ora al buio. Missili ad alta precisione delle forze aeree hanno distrutto il posto di comando della brigata meccanizzata nell'area di Pyatihatka (Kharkiv) e il centro di comunicazione dell'aeroporto militare di Chervonoarmiiske (Izmail). A Bohodukhiv (Kharkiv) la pioggia di bombe ha provocato la morte di tre persone. Esplosioni anche a Sumy.
Il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, fedelissimo di Putin, ha intanto annunciato che parte della città di Popasna è in mano ai suoi soldati, ma gli ucraini affermano che la battaglia per difenderla continua. Gli uomini del generale Dvornikov stanno invece avanzando in direzione di Lyman e hanno conquistato la periferia settentrionale di Shandrygolov, nel Donetsk. Nel quadrante di Slobozhansky (nord-est) cercano di bloccare l'avanzata delle truppe ucraine verso il confine in direzione di Kharkiv, ma purtroppo continuano a sparare sui civili in fuga.
Tra i morti c'è anche Sofia, la 13enne di cui si erano perse le tracce tre giorni fa dopo l'assalto a una colonna di mezzi di soccorso. Il suo corpo è stato ritrovato, riconosciuto dai parenti attraverso un ciondolo che indossava.
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