L'Ukip canta ma gli avversari non ballano

«I leader hanno commesso peccati capitali/ aperto le frontiere a tutti gli illegali». Suonerebbe più o meno così, tradotta in italiano, una delle prime strofe del nuovo inno realizzato ad hoc per lo United Kingdom Independence Party. Ed ecco il ritornello: «Oh sì quando prenderemo il potere/ e Farage sulla sedia da premier andrà a sedere/ potremo commerciare col mondo ancora una volta/ quando Nigel sarà al numero dieci di quella porta» (cioè a Downing Street, residenza ufficiale del primo ministro britannico). Ormai sempre più in simbiosi col Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che nei giorni scorsi ha diffuso il brano Non sono partito del rapper milanese Fedez sollevando un gran polverone, il partito euroscettico di Nigel Farage si diletta sulle note e il testo con rima dell'ex dj di Bbc Radio 1 Mike Read, oggi militante pro-Farage. Ma se l'Ukip canta, mezza Gran Bretagna e soprattutto i suoi avversari politici non ballano. Il movimento finisce nella bufera per i contenuti razzisti della canzone Ukip Calypso , che pure in poche ore è finita al diciassettesimo posto nella classifica di iTunes UK mentre il leader del movimento fa appello ai suoi perché il pezzo svetti in cima prima possibile.

Non è solo il testo del brano a rinsaldare le accuse all'Ukip di intolleranza verso gli immigrati. Di mezzo c'è un'altra nota stonata: l'accento marcatamente e grottescamente caraibico, giamaicano, con cui viene cantato e che l'ex deejay Read liquida così: «È satira e deve fare un po' divertire. Il brano non suonerebbe bene cantato con un accento del Surrey». Ma gli avversari non perdonano. Il deputato laburista David Lammy affonda: «Il Calypso dell'Ukip è tutto quello che ci aspettavamo da un partito la cui politica è basata fermamente sul pregiudizio, sul rancore e lo sfruttamento della paura». Eppure i più spaventati sono i Conservatori, che chiedono alla Bbc di non trasmettere il brano perché violerebbe le regole sull'imparzialità alla vigilia di un voto cruciale: le elezioni suppletive del 20 novembre a Rochester and Strood dove i Tory temono una seconda imboscata dell'Ukip (che ha appena guadagnato a Clacton il primo storico seggio a Westminster strappando al partito di governo non solo il posto in Parlamento ma anche il deputato che lo occupava, per conto dei Tory, prima di un clamoroso cambio di casacca). Tra un mese l'incubo potrebbe ripetersi dopo che un secondo deputato, Mark Reckless, ha voltato le spalle al premier per finire fra le braccia dell'Ukip. Perciò meglio correre ai ripari - pensano in casa Tory - e chiedere alla Bbc di censurare la canzone. Anche perché intanto a Strasburgo Grillo e Farage sono riusciti a resuscitare il gruppo euroscettico Efdd grazie all'adesione di un deputato polacco del Knp, estrema destra.

Così l'inno diventa il simbolo dei nervi tesi di David Cameron e del suo partito. Il capo di governo ormai rincorre forsennatamente l'Ukip sul tema dell'immigrazione perché sa che se il partito di Farage - come dicono i sondaggi - porterà a casa alle prossime elezioni generali di maggio una percentuale intorno al 15 per cento (l'istituto Survation prospetta addirittura il 25%) la strada sarebbe spianata per il ritorno dei Laburisti a Downing Street.

A ricordare ai Tory la loro vocazione pensa José Manuel Barroso, presidente uscente della Commissione europea con cui il premier ha avuto un acceso battibecco a distanza sulle misure anti-immigrazione in cantiere a Londra: «La Thatcher era per l'allargamento della Ue e per combattere il protezionismo. Non avrebbe mai ceduto alle pressioni dell'Ukip». Ma gli euroscettici rispondono in rima: «Uscire dall'Europa è il nostro target, sì al Commonwealth, no al common market».

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