Il nodo immigrazione per Enrico Letta si fa sempre più stretto. Il segretario del Pd deve fronteggiare una critica sempre più vasta contro la votazione del rifinanziamento degli aiuti alla Guardia Costiera libica. E questa volta non sono soltanto alcuni deputati della sinistra dem ad alzare gli scudi. C'è un'intera base, come ricostruito da Repubblica, pronta alle barricate.
Affidare tutto all'Europa, ecco come Letta prova a uscire dall'impasse
Forse già domani la Camera potrebbe votare il decreto missioni. Un documento visionato nei giorni scorsi su IlGiornale da Fausto Biloslavo. Nella scheda riguardante la Libia si prevede uno stanziamento di 46.752.400 Euro. Soldi che devono servire all'addestramento e alla formazione della Guardia Costiera libica.
Una politica inaugurata proprio dal Pd nel 2017, quando al Viminale sedeva Marco Minniti. Il principio è molto semplice: dare assistenza alle autorità di Tripoli per contenere un flusso migratorio sempre più in aumento. Ma a sinistra non la vedono così. Secondo ad esempio Matteo Orfini, da sempre rappresentante dei deputati più “rossi” del Pd, il sostegno alla Guardia Costiera del Paese nordafricano è contrario al rispetto dei diritti umani: “Abbiamo visto le motovedette utilizzate per speronare i migranti e sparare ai pescatori italiani, a cos'altro ci tocca assistere?” ha dichiarato nei giorni scorsi.
Potrebbero essere molti i parlamentari dem a pensarla alla stessa maniera, molti di più dei 9, sempre capitanati da Orfini, che lo scorso anno si sono defilati in fase di approvazione del rifinanziamento alla missione.
Enrico Letta dal canto suo prova a mediare. Ma non è affatto semplice. Del resto è stato proprio lui a portare il Pd verso posizioni più a sinistra sull'immigrazione e più vicine al mondo delle Ong. Basti ricordare l'incontro con il fondatore di Open Arms alla vigilia della sentenza sul rinvio a giudizio di Salvini, con tanto di foto con la felpa dell'Ong spagnola.
Il segretario del Pd tuttavia non può portare l'intero partito contro il decreto missioni. Da qui la sua idea rilanciata nelle scorse ore per provare a mediare: affidare l'addestramento della Guardia Costiera libica all'Europa. In poche parole, trasferire il problema da Roma a Bruxelles e provare ad accontentare tutti. A sinistra canterebbero vittoria perché l'Italia da sola non finanzierebbe più i militari libici, al centro certamente il richiamo all'Ue non dispiacerebbe.
Una proposta però che include due rischi per l'Italia. Il primo è di natura diplomatica: delegare a Bruxelles vorrebbe dire ridimensionare il canale privilegiato di contatto aperto con Tripoli negli ultimi mesi. Il secondo è di ordine politico: l'Italia rischia di fare la figura di chi preferisce lavarsi le mani in Europa piuttosto che affrontare in modo netto l'argomento.
Letta sotto assedio
L'idea del segretario dem però deve ancora essere concretizzata. Non si sa se il Pd presenterà, in fase di approvazione del decreto, un proprio emendamento. E non si sa ovviamente se ci saranno i numeri per l'approvazione dell'eventuale modifica. Letta però deve fare in fretta. Perché i tempi stringono e le pressioni aumentano.
Buona parte della base è con i deputati capitanati da Orfini. Ci sono poi sindacati e associazioni pronti a radunarsi davanti Montecitorio durante la votazione del decreto per chiedere la fine di ogni collaborazione con la Guardia Costiera libica.
Nel sit in dovrebbero addirittura rivedersi i superstiti delle sardine. Anche sui social i gruppi vicini alle Ong protestano contro l'approvazione del rifinanziamento a Tripoli. Un assedio da cui la dirigenza del Pd fatica a uscire fuori compatta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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