Migranti, ong, ius soli: ecco perché Letta provoca Salvini

Le ultime posizioni espresse da Enrico Letta in materia di immigrazione potrebbero aprire spaccature dentro la maggioranza

Migranti, ong, ius soli: ecco perché Letta provoca Salvini

Il fenomeno dell'immigrazione negli ultimi mesi sta assumendo numeri sempre più preoccupanti. Tutto questo a sua volta crea delle fibrillazioni all’interno della maggioranza. Se Mario Draghi da una parte sta cercando di superare il problema con una politica del dialogo con la Libia, paese da cui parte il maggior numero di barconi, dall’altra, il Pd sembra appoggiare le istanze delle Ong.

Le priorità di Letta sull’immigrazione

Da quando Enrico Letta si è insediato alla guida del Pd lo scorso mese di marzo, non c’è stato mai mistero sul fatto che la priorità del suo partito politico è quella di seguire alcune battaglie per gli immigrati. Prima fra tutti il riconoscimento dello ius soli: "Sulla questione migratoria- ha detto il segretario del Pd il 30 aprile al giornalista Massimo Giannini - siamo fermi a quando sono andato via. Non va, non si può. È evidente che per Salvini lo Ius Soli non sarà mai una priorità. Ma io ho intenzione di aprire un dibattito culturale sul nostro Paese”. Oltre allo jus soli ha destato scalpore la collaborazione e il dialogo con le Ong. Intenzioni che sono state ufficializzate attraverso la condivisione sui social delle foto che lo immortalano con Oscar Camps, il fondatore di Open Arms, l’Ong battente bandiera spagnola. Con addosso una felpa con tanto di scritta “Open Arms” Letta ha annunciato la visita ricevuta con uno “bello scambio di idee”.

Enrico Letta e Oscar Campus

Frasi forti alla vigilia dell’udienza di Palermo che ha aperto le porte del processo al suo antagonista e membro della maggioranza, Matteo Salvini proprio su una vicenda legata all’Ong spagnola. Ma non solo, il 25 aprile, all’interno della trasmissione “In Mezz’ora”, Letta è tornato a rincarare la dose facendo emergere le sue distanze dall’esecutivo sulla gestione del fenomeno migratorio. Il segretario dem messo dalla conduttrice Lucia Annunziata di fronte alla possibilità di una crisi di governo dovuta alla sua posizione, ha dichiarato di esserne consapevole ma che ci sono “questioni non negoziabili”. Quali sono dunque le intenzioni di Enrico Letta? Come interpretare questo suo modus operandi? Secondo il saggista Corrado Ocone sarebbero due ma convergenti le chiavi interpretative. “La prima - dice il saggista su Il Giornale.it - è quella che concerne la volontà di Letta di marcare fortemente un’identità in modo da tener saldo il proprio terreno prima di cercare di allargarlo o muoversi ad alleanze con i 5 Cinque Stelle e chicchessia”. Ocone precisa che l’identità del Pd è quella di un partito non più della classe operaia: “Questi borghesi – dichiara – sono sostanzialmente lontani dai problemi reali delle persone semplici. Per quanto concerne la seconda chiave interpretativa, l'opinionista politico traccia una spiegazione prettamente politica: “Si tratta banalmente di provocare Salvini- afferma - che resta il nemico numero uno dei democratici e della sinistra”.

Le mosse di Letta lontane dalle intenzioni di Draghi

Le strategie di Enrico Letta sul fenomeno migratorio sono dunque palesemente improntate sul dialogo con le Ong. Di posizione del tutto diversa fino ad oggi appare invece quella del capo del governo Mario Draghi. La sua visita in Libia lo scorso 6 aprile ne è una chiara testimonianza. Incontrare il primo ministro libico Abdul Hamid Mohammed Dbeibah, ha voluto dire infatti aprire ad un nuovo fronte collaborativo, soprattutto con riferimento all’immigrazione. In quell’occasione Draghi ha anche ringraziato la Libia per gli sforzi sui salvataggi in mare. La visita del premier nello Stato africano è stata poi seguita da quella del capo del Viminale Luciana Lamorgese che ha incontrato il suo omologo dell’Interno. Traffico di migranti via mare e tutela dei diritti umani, è stato uno degli argomenti largamente discussi al fine di creare un corridoio umanitario per i migranti. Con la visita del ministro degli Esteri della Libia Najla el Mangoush in Italia, si conferma la volontà di dare seguito al dialogo Libia-Italia.

Naufragio

La sponda politica del Pd alle Ong

L'orientamento del governo Draghi sembra essere in aperto contrasto con quello delle Ong. In primo luogo perché gli attivisti delle navi impegnate in mare non vedono di buon occhio una collaborazione con le autorità di Tripoli. In secondo luogo perché le stesse Ong premono per dare centralità ai salvataggi e non invece al controllo delle coste: “Signor presidente – si legge in una lettera che i rappresentanti delle organizzazioni hanno inviato il 26 aprile a Mario Draghi – le chiediamo un incontro in cui discutere quali iniziative concrete possano essere assunte dal suo governo, coinvolgendo l’Europa, per garantire interventi coordinati e tempestivi di soccorso”.

Parole espresse con toni conciliatori, ma che al tempo stesso segnano una profonda divergenza tra le stesse Ong e Palazzo Chigi. In questo contesto, le azioni di Enrico Letta potrebbero creare tensioni interne alla maggioranza. Non soltanto in relazione alle provocazioni che il segretario dem ha voluto lanciare verso Salvini, ma anche con riferimento alla posizione che il suo partito sta tenendo sul fronte immigrazione. Di fatto il Pd ha offerto una sponda politica alle recriminazione delle Ong e alle velleità degli attivisti di modificare la linea di Mario Draghi. Una circostanza capace di far intravedere, all'orizzonte, possibili gravi spaccature interne alla maggioranza.

Il pericolo per il governo

Del fatto che qualcosa non quadri ne è convinto anche lo stesso Corrado Ocone: “Come si fa a non rendersi conto che provocare Salvini crea indubbiamente sussulti nella maggioranza e quindi problemi all’esecutivo? - ha sottolineato il saggista - Non credo che Letta sia ingenuo politicamente, quindi a pensar male si fa peccato ma….”. C'è però davvero l'interesse a far crollare subito il governo? Difficile a dirsi. Forse in qualche modo sullo sfondo ci sono partite ancora più importanti a cui la questione immigrazione fa semplicemente da specchio: “Dobbiamo tener presenti anche due altri elementi – ha dichiarato Ocone a tal proposito – il primo è che questo governo il Pd in qualche modo lo ha subito; il secondo, è che la lotta per il Quirinale è già iniziata. Ogni deduzione è possibile”.

Da Palazzo Chigi comunque, almeno per il momento, non sembrano emergere scricchiolii lungo la linea indicata da Mario Draghi.

Del resto l'emergenza immigrazione, secondo l'impostazione della presidenza del consiglio, rientra in un quadro ancora più ampio riguardante la linea della politica estera del nuovo governo: “Io credo che il governo Draghi lascerà un segno forse dove uno meno se lo aspettava, nella politica internazionale – ha infatti sottolineato Corrado Ocone – Ridare un ruolo di media potenza al nostro Paese, far sì che non ci siano più oscillazioni dalla linea atlantista e filoamericana, riconquistare la centralità perduta nel Mediterraneo e una credibilità a Bruxelles. Su questo mi sembra che Draghi stia riuscendo alla perfezione”. E dunque, sui rapporti con Tripoli e sulla linea da tenere riguardo l'immigrazione, la presidenza del consiglio potrebbe tirare dritto.

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