Roma - «Faccio un giro, al massimo due». Matteo Renzi all' Arena di Massimo Giletti detta una di quelle promesse di cui è costellata la storia di molti politici. Un impegno, già pronunciato in passato, a una futura «autorottamazione». Il premier - che ha ruoli attivi in politica da 11 anni, da quando diventò presidente della Provincia di Firenze - si concede un orizzonte temporale di ulteriori 10 anni, per un totale quindi di 21 anni di carriera politica, tra presente, passato e futuro. «La cosa importante non è se a qualcuno non stai simpatico. L'importante è fare cose che servono. Sono quello che ero. E non farò politica per sempre. Confermo: si fanno due giri e poi si deve andare via. Solo in Italia è consentito di restare per sempre al potere».
Promessa dopo promessa Matteo Renzi in diretta Rai prova anche ad ammorbidire le sue posizioni sulla scuola. «Io credo che la maggior parte degli insegnanti sia pronto per un sistema di valutazione. Qualcuno dice che non deve dipendere dal preside ma da un nucleo tecnico, ma io penso che in qualcuno resti l'idea di mantenere una filosofia del 6 politico. C'è bisogno di dire: è finita la stagione del 6 politico, ora è il tempo del merito. Noi siamo disponibili al confronto, deciderà il Parlamento, ma chi boicotta i test Invalsi» o chi «blocca gli scrutini» non rappresenta un bell'esempio di educazione civica. Dalle lettere che mi sono arrivate credo che la maggior parte dei professori sia pronta a un sistema di valutazione».
Questa settimana sarà una settimana decisiva per il disegno di legge sulla Buona scuola, che ha portato in piazza lo scorso 5 maggio oltre 600mila docenti, presidi e amministrativi. Mercoledì è previsto il voto finale a Montecitorio, poi ci sarà il passaggio al Senato dove non si possono escludere modifiche, in particolare sulla figura del «super-preside» con poteri speciali. «Sul preside discutiamo. Sono pronto al confronto» dice Renzi. Gli altri nodi riguardano il finanziamento attraverso il 5 per mille a favore della singola scuola e l'esclusione di 166mila abilitati dalle 100mila assunzioni.
Renzi ammette di aver commesso un errore grammaticale nella famosa «lezione-video» alla lavagna, usando il sostantivo umanista invece dell'aggettivo umanistica. «Sì, mia moglie con un sms immediato mi ha detto che su “umanista” ho sbagliato». Ma al di là dell'aneddoto familiare c'è l'impegno a non imporre l'ennesima fiducia in Parlamento. Sulla riforma della scuola «ci sono stati errori di comunicazione per colpa mia, ma il governo è pronto a continuare a dialogare. Non metteremo la fiducia».
Infine una promessa «infrastrutturale», un'opera evidentemente scelta dal premier come simbolo dell'immobilismo italico, in perfetta coerenza con la sua strategia comunicativa. «La Salerno-Reggio Calabria? La finiamo. Al massimo il prossimo anno concludiamo i lavori».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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