![La lunga mano russa sull'Europa. In Romania lascia il presidente e la Polonia investe sulla Difesa](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/11/1739254731-aztwyagq0mzhzbpw105c-ansa.jpeg?_=1739254731)
C'è un filo sottile che collega i movimenti di destra europei, la guerra in Ucraina e i riposizionamenti pro e contro la Russia e il caos che agita diversi Paesi. Dalla Georgia alla Moldavia, dai Paesi baltici fino alla Romania, la Polonia e l'Austria che in, pur in maniera diversa, a volte anche opposta, si intrecciano tra loro.
Gli ultimi caotici sviluppi riguardano la Romania. Ieri il presidente Klaus Iohannis ha annunciato le sue dimissioni immediate proprio quando il parlamento di Bucarest stava avviando le procedure per un referendum popolare per sospenderlo dalla carica. Il mandato di Iohannis, da sempre su posizioni europeiste, era scaduto il 21 dicembre scorso ma era stato prorogato dopo il caos delle elezioni presidenziali di fine anno, con l'annullamento del primo turno da parte della Corte Costituzionale per le dimostrate ingerenze russe sul voto che al primo turno aveva premiato il filorusso Calin Georgescu. «Non ho mai, ripeto, mai, violato la Costituzione. Per salvare la Romania, mi dimetto», ha detto il presidente uscente. Mentre la carica è stata assunta dal presidente del Senato Ilie Bolojanm, per le strade di Bucarest è il caos con manifestazioni di protesta dei sostenitori di Iohannis e quelli di Georgescu e scontri con la polizia che alimentano la tensione in vista delle prossime elezioni, dove la longa manus russa rischia di far saltare il banco.
Chi da tempo denuncia il pericolo di ingerenze e anche il rischio non così assurdo che Mosca possa spostare le proprie mire oltre l'Ucraina è la Polonia, in prima fila nel sostegno a Kiev. Non a caso ieri il primo ministro Donald Tusk ha annunciato un piano che prevede 155 miliardi di euro di investimenti nel campo della sicurezza. Tusk ha presentato un programma basato sullo stimolo degli investimenti nel Paese per unire appunto difesa, sicurezza e rilancio economico. «Gli investimenti nel 2025 supereranno i 155 miliardi di euro e noi del governo siamo convinti che si tratti di una stima prudente - ha detto il premier polacco - Si tratta di una cifra record, mai vista nella storia dell'economia polacca. Sicurezza, energia, logistica efficiente, economia intelligente e infrastrutture» saranno al centro degli investimenti. Anche, e forse soprattutto, per avvicinarsi quanto più possibile all'Europa sfuggendo dalle influenze russe.
Influenze che dai Paesi di confine potrebbero spostarsi anche in quella che un volta era definita Mittleeuropa. In Austria infatti, dove l'estrema destra è considerata molto vicina a Mosca tanto che nel 2016 l'Fpoe ha firmato un accordo di amicizia con il partito di Putin, lo Spiegel denuncia il rischio che Vienna possa diventare «porta d'accesso per le forze militanti e le potenze straniere». Citando un documento riservato si afferma che «Senza un sistema di controspionaggio funzionante, la sicurezza in Austria non può essere garantita», parlando apertamente di «influenza mirata sulle autorità di sicurezza». Per questo motivo L'Fpoe e i conservatori dell'Oevp non sarebbero ancora riusciti a formare il governo.
Il nodo sarebbe il nuovo ministro dell'Interno: il candidato cancelliere Herbert Kickl vuole anche questo dicastero, ma per l'Oevp di Crhstian Stocker non è negoziabile, proprio per i rischi di ingerenze russe. Per quel filo nemmeno troppo sottile che da Mosca sembra arrivare, in un modo o nell'altro, sempre più lontano.
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