Il M5s cede ai frondisti. L'ok al nuovo governo sarà deciso da Rousseau

Il voto domani e giovedì, col timore che la base stavolta disobbedisca. Il rebus del quesito

Il M5s cede ai frondisti. L'ok al nuovo governo sarà deciso da Rousseau

Tra la paura e la speranza, ancora Rousseau. Nel M5s si balla, in vista del voto online sull'appoggio grillino al prossimo governo che dovrebbe essere guidato da Mario Draghi. La paura è che stavolta la piattaforma non segua le indicazioni dello stato maggiore. Mentre la speranza si basa sulla capacità di persuasione degli appelli al sì a Draghi che nelle prossime ore arriveranno da una serie di big. Beppe Grillo potrebbe registrare un videomessaggio. Luigi Di Maio si appellerà al senso di responsabilità e all'amore per il Paese degli attivisti. Tutti i ministri uscenti inviteranno a dare il via libera. Nel fronte governista anche Virginia Raggi, sindaco di Roma che con un'intervista al Foglio ha già aperto la strada al sostegno per un esecutivo guidato dall'ex numero uno della Bce. Dal lato opposto uno su tutti: Alessandro Di Battista. Spalleggiato da alcuni parlamentari di rango come la senatrice Barbara Lezzi e il senatore Elio Lannutti. Si voterà mercoledì e giovedì e fino ad allora saranno 24 ore di vera e propria campagna elettorale interna. Tra post su Facebook, chiamate alle armi dei ras nei territori, messaggi, whatsapp, promesse. Un altro congresso, dopo gli Stati Generali che ancora non hanno portato al varo dell'organo collegiale. «Di questo passo, Crimi sarà reggente a vita», scherza un deputato vicino a Di Maio.

E così l'organo collegiale è diventato l'ultimo dei problemi. I parlamentari filo-Draghi confidano in Grillo ma non nascondono la preoccupazione per il seguito di cui gode Di Battista nella base. Un parlamentare di primo piano ci dice: «Non dovevamo votare su Rousseau, è un rischio che stavolta non possiamo correre». Nel menù del caos grillino non manca chi evoca complotti volti a tornare all'opposizione. Come al solito se ne sentono di tutti i colori. L'oggetto del contendere è la scrittura del quesito. Sempre decisiva nell'orientare il voto degli iscritti. Con la democrazia diretta condizionata dai trucchi linguistici sfoderati per far vincere una linea oppure l'altra. E però questa volta è diverso. «Dopo tanto tempo, è una votazione che vede la base spaccata a metà nella migliore delle ipotesi», riflette un altro governista. I ribelli invece sono carichi a mille. Nelle chat locali gli eletti vengono attaccati senza pietà da alcuni attivisti. Volano parole come «poltronari». C'è chi invita a «a fare un nuovo V-Day». La senatrice Bianca Granato esorta il M5s all'astensione sulla fiducia. Giorgio Trizzino, deputato vicino a Conte, preme perché i vertici ci ripensino e annullino il voto online. Trapela che il quesito sarà scritto dal capo politico Vito Crimi insieme al presidente di Rousseau Davide Casaleggio, scettico quest'ultimo sul governo Draghi.

Di Battista scocca dardi in un articolo su Tpi.

Accusa Draghi di aver moltiplicato «i titoli derivati italiani». In un'intervista per Cartabianca in onda stasera dice che il «M5s sbaglia assolutamente e totalmente» a sostenere Draghi. «È un errore grave infilarsi in una roba del genere», parola di Dibba.

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