Il M5s umilia la politica

Il M5s umilia la politica

Lo scorso mercoledì nell'aula del Senato si parlava dei poteri della Ragioneria generale dello Stato e, per non essere da meno del suo omologo leghista, il capogruppo grillino Stefano Patuanelli ha invocato il «primato della politica». Buona la teoria, pessima la pratica. Fossero davvero convinti del fatto che alla politica, e dunque a chi ne incarna le funzioni, va riconosciuto un diritto superiore, i grillini non sarebbero precipitati in uno psicodramma collettivo sulla vicenda Diciotti. Fingiamo di dimenticare l'epilogo della storia, cioè che i migranti della Diciotti sono poi sbarcati e hanno fatto perdere le tracce nonostante il ministro dell'Interno sospettasse che tra loro vi fossero dei terroristi. Se, come sostengono gli stessi grillini, la decisione di vietare lo sbarco fu una decisione politica assunta dall'intero governo, è evidente che nessun processo dovrebbe mai celebrarsi. E invece no, quel primato della politica invocato rispetto alla Ragioneria viene negato rispetto alla magistratura. È la conseguenza del fatto che alla politica i grillini non hanno in realtà mai riconosciuto alcun primato, avendogli sistematicamente negato ogni dignità. La retorica anti Casta è, infatti, incompatibile con il principio del primato della politica. E a quella retorica i grillini non rinunciano neanche ora che sono al governo e «la politica» sono loro. Basti pensare al provvedimento sulla riduzione del numero dei parlamentari che verrà discusso da domani in Senato. I grillini, e con loro i leghisti, non lo inseriscono in un quadro di riforma complessiva dello Stato, né lo giustificano alla luce di una presunta maggiore efficacia del Parlamento: ne fanno una questione di soldi e di privilegi come fece Renzi nel 2016. Né mostrano, grillini e leghisti, alcuna inclinazione ad assumersi delle responsabilità, essendo invece chiaro che se il politico non si rende responsabile delle proprie scelte il primato della politica non si giustifica.

L'economia è in recessione, 118 miliardi di investimenti esteri sono fuggiti dall'Italia, crollano i posti di lavoro a tempo indeterminato. Un governo responsabile propone delle contromisure, gli irresponsabili al governo danno la colpa a chi c'era prima. Chi, con metodo, umilia la politica dovrebbe avere almeno la decenza di non invocarne il primato.

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