Dum Romae consulitur, Venetia expugnatur. Il motto latino ben si attaglia alle vicende correnti del M5S, nella bufera per le indagini giudiziarie che riguardano anche l'assessore della giunta Raggi all'Ambiente Paola Muraro.
Eppure mentre nella capitale i grillini tentano goffamente - e senza speranza - di far passare sotto silenzio le sventure politico-giudiziarie, è in Veneto che si è consumato l'ennesimo strappo interno.
Il quotidiano veneziano Il Gazzettino riferisce infatti della rivolta della base (si parla di circa centocinquanta fra attivisti e amministratori locali) contro il capogruppo e il suo vice in Regione, rei di non aver rinunciato in toto al Tfr come imporrebbero le ferree regole (non scritte) del MoVimento.
I militanti grillini avrebbero chiesto le dimissioni immediate del capogruppo in Regione Simone Scarabel e della sua vice Erika Baldin. Il motivo? A giugno i due hanno annunciato in una nota l'intenzione di intascare l'assegno del Tfr. O meglio, di restituire solo la parte a carico dell'ente pubblico.
Quindi, "a fine legislatura, coerentemente con quanto affermato in campagna elettorale, ecco che il conto sarebbe stato in equilibrio e nella disponibilità di Scarabel e Baldin ci sarebbe stata solo parte versata direttamente, peraltro utilizzabile per beneficenza, e non la "porzione" pubblica."
Una presa di posizione netta - ed invisa ai più ortodossi fra i grillini - che è rientrata solo dopo un travagliato confronto interno, al termine del quale è stata ritrovata la sospirata unanimità.
Tuttavia, nonostante questa forzata retromarcia, i giacobini della base M5S non hanno voluto sentire ragioni e stando alla stampa locale, starebbero comunque chiedendo la testa dei colpevoli. In una folle caccia a chi è più puro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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