La mafia di destra? Perfino Travaglio archivia la balla

Il direttore del "Fatto" scopre l'ovvio: Lagalla non ha vinto grazie ai clan. Quando le cosche appoggiarono il Pd

La mafia di destra? Perfino Travaglio archivia la balla

Passate le urne, gabbato l'elettore. «Dire che Roberto Lagalla vince a Palermo grazie alla mafia non ha senso», commenta ieri Marco Travaglio a urne chiuse. Se il centrosinistra avesse avuto il candidato giusto «se la sarebbe giocata, invece ha fatto flop con un Miceli né carne né pesce», insiste. Per Fatto Quotidiano e Repubblica la mafia votava solo a destra, oggi che i bau bau dell'antimafia a comando non spostano più mezzo voto arriva l'epifania: la mafia sta con chi vince. A un incredulo Klaus Davi qualche mese fa il boss di Gioia Tauro Giuseppe Piromalli detto Facciazza l'aveva già ammesso, davanti alle telecamere Mediaset: «La 'ndrangheta ha sempre appoggiato tutti». Anche il Partito democratico.

Di Comuni rossi sciolti per mafia ce ne sono stati tanti: l'ultimo è Torre Annunziata, guidato dal Pd ma comandato dalla camorra. Nel 2009 il «killer riformista» campano Catello Romano ha ammazzato il consigliere comunale dem Gino Tommasino. Oltre alla pistola aveva la tessera del Pd presa l'anno prima alle primarie di Walter Veltroni, macchiate in Calabria dall'omicidio a Locri del vicepresidente della Regione Calabria Franco Fortugno, eletto con la Margherita. Inviso non solo al killer ma alla cosca che contende Locri ai Cataldo: «I Cordì hanno dimostrato la loro tracotanza e la loro ignoranza nell'omicidio Fortugno...», si è lasciato sfuggire uno 'ndranghetista.

A volte la differenza la fanno le inchieste. Nei giorni scorsi la Cassazione ha demolito le condanne del processo Gotha, scarcerando l'avvocato Giorgio De Stefano, erede del casato principe tra le 'ndrine di Reggio Calabria, accusato di aver sostenuto l'ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti (An) assieme al suo factotum Paolo Romeo, figura complessa che per i pm condiziona la politica dai moti al grido di Boia chi molla degli Anni '70. Ma gli ermellini hanno fatto chiarezza: la 'ndrangheta non avrebbe voluto sostenere Scopelliti perché già forte, anzi «tentò di ostacolarne l'ascesa» ma l'avversario (Agazio Loiero) non aveva chance. Nulla si muove sull'inchiesta della stellina Pd Antonino Castorina e sui brogli architettati ad Archi, quartiere feudo dei boss reggini.

E in Emilia-Romagna? La regione rossa per eccellenza è stata permeata dalle cosche del Crotonese guidate dal boss Nicolino Grande Aracri, ma gli unici accostati ai boss sono stati due politici di Forza Italia, Giuseppe Pagliani e Giovanni Paolo Bernini. Per il primo il pm Marco Mescolini in abbreviato aveva chiesto addirittura dodici anni per concorso esterno.

Entrambi sono stati assolti e nei guai invece c'è finito Mescolini, trasferito dal Csm per aver traccheggiato troppo con alcune inchieste pur di non mettere in imbarazzo giudiziario il Pd, partito in cui militava un politico di cui il pm fu consulente nel 2006 al ministero dell'Economia.

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