La maggioranza "congela" il Mes. Prima vuole ottenere la riforma europea del patto di Stabilità

Quattro mesi di tempo per portare a casa una riforma del patto di stabilità favorevole, con vincoli e regole più flessibili, e guadagnare sul Pnrr uno spazio di trattativa con l'Ue per eventuali modifiche al piano iniziale

La maggioranza "congela" il Mes. Prima vuole ottenere la riforma europea del patto di Stabilità
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Quattro mesi di tempo per portare a casa una riforma del patto di stabilità favorevole, con vincoli e regole più flessibili, e guadagnare sul Pnrr uno spazio di trattativa con l'Ue per eventuali modifiche al piano iniziale: il governo usa la carta della ratifica del Mes per rialzare la posta con Bruxelles. È una partita a poker, che si gioca anche sui tempi, tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che spera in una nuova maggioranza di centrodestra in Europa dopo il voto nel 2024, e la commissione Ue che usa gli ultimi scampoli della legislatura per imporre i suoi dogmi. Il centrodestra congela per 120 giorni la decisione del Parlamento sulla ratifica del Mes, detto anche fondo salva Stati. Il nodo viene sciolto dopo una lunga trattativa: i quattro capigruppo alla Camera di maggioranza Tommaso Foti (Fdi), Maurizio Lupi (Udc), Paolo Barelli (Fi) e Riccardo Molinari (Lega) depositano un documento di tre pagine con il quale chiedono di «non procedere all'esame della pdl di ratifica delle modifiche al trattato istitutivo del Mes per un periodo di 4 mesi». In Aula l'annuncio del deputato di Fratelli d'Italia Andrea Di Giuseppe, unico a intervenire in discussione generale per l'intera coalizione di maggioranza. «Servono maggiori approfondimenti», chiede l'esponente meloniano. Discorso chiuso. Tutto rinviato per 4 mesi. Perché non di 12 mesi? «Perché per quel periodo si prevede che il dibattito sul patto di stabilità e altri dossier sarà compiuto» spiega al Giornale il capogruppo di Fi Paolo Barelli. Le opposizioni (assenti a Montecitorio durante la discussione) attaccano. I quattro capigruppo mettono agli atti quella che è l'accusa numero principale del governo italiano contro il Mes: «Nella sua configurazione attuale, rimane, quindi, un'organizzazione intergovernativa, dunque non rientrante negli organismi dell'Ue e, per questo, non soggetto al controllo democratico del Parlamento europeo né a quello tecnico della Commissione europea, e questa componente privatistica può generare conflitti con la gestione pubblica della politica economica», si legge nel documento. L'assenza di un controllo democratico, che poi è la posizione espressa dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Quello che dico oggi lo diceva Berlusconi quando venne approvato il regolamento del Mes, cioè manca un controllo da parte di chicchessia».

La Lega, invece, spinge per il no secco alla ratifica: «Credo che non serva ratificare uno strumento inutile e dannoso», avvisa il vicepremier Matteo Salvini. Anche se sulla decisione di congelare il voto per 4 mesi pare vi sia stato accordo unanime nella maggioranza. Il capogruppo dei deputati meloniani Foti è chiaro: «Non è questo il momento per ratificare il Mes. Il presidente Meloni sta trattando sia sul Patto di stabilità che sull'unione bancaria in Europa. Solo chi non vuol bene all'Italia vuole andare contro gli interessi italiani». La partita sul Mes si gioca soprattutto sui tempi, che potrebbero andare in aiuto al governo Meloni. Entro dicembre dovrà essere varata la riforma del patto di stabilità. L'esame del Mes riprenderà nel mese di ottobre alla Camera. Dovrà essere calendarizzato. Poi la palla passa al Senato.

L'iter si incrocerebbe con la sessione di bilancio, che avrebbe la priorità parlamentare. L'obiettivo potrebbe essere quello di arrivare a fine dicembre senza una decisione. Attendere l'esito della trattativa sul patto di stabilità. E solo dopo decidere se ratificarlo o bocciarlo.

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