Di Maio, ossessione governo Pronto pure a cedere ministri

Un militante critico: "È disposto a tutto". Si prepara il cambio delle regole sui rimborsi: saranno a forfait

Di Maio, ossessione governo Pronto pure a cedere ministri

Roma - «Luigi Di Maio in testa ha un solo obiettivo: diventare Presidente del Consiglio, costi quel che costi». Il pensiero di una fonte grillina dell'ala «critica» riassume bene le giornate frenetiche del leader all'indomani del voto del 4 marzo. Un'«ossessione governista» che potrebbe stravolgere completamente la fisionomia del Movimento Cinque Stelle. Oggi è prevista la plenaria di tutti i parlamentari. Dallo staff di Di Maio parlano di «una riunione organizzativa», ma nel metodo ci sono tutti i connotati della mutazione genetica. Il capo e i suoi collaboratori più stretti starebbero studiando una nuova mossa, ancora una volta in barba ai princìpi originari del M5s.

Alcuni retroscena rivelano che Di Maio vorrebbe modificare il meccanismo di rendicontazione dei «portavoce» di Camera e Senato. Non più l'elenco dettagliato delle spese, voce per voce, pubblicato sul sito internet tirendiconto.it, ma un semplice «rimborso forfettario» con una cifra fissa da restituire ogni mese. L'importo che i parlamentari dovranno versare sarà diverso per residenti e fuorisede e potrebbe corrispondere all'incirca alla media, piuttosto bassa, delle restituzioni nella legislatura appena conclusa: 3.300 euro. Il risultato di un trend negativo inarrestabile, con parlamentari che, dopo i furori iniziali, addirittura negli ultimi mesi non hanno consegnato nemmeno un euro. Riccardo Nuti, deputato uscente M5s sospeso per il caso firme false a Palermo, ha commentato: «M5s Vs Pdm (Partito di Di Maio ndr). E anche la rendicontazione di quanto speso e la restituzione del non speso sparirà». Più chiaro di così.

Cambio delle regole a parte, la scalata di Luigi Di Maio verso il sogno di Palazzo Chigi è condizionata dal rebus alleanze. Il barometro delle strategie grilline vede sempre come prima scelta «il dialogo con il Pd senza Renzi» e l'«appoggio esterno» a un governo Di Maio. Ma Renzi c'è ancora e vuole gestire la fase di transizione, sbarrando ai pentastellati la porta del governo. Si fanno largo ipotesi alternative. Dopo mesi di stallo è ricominciato il dialogo con la Lega, a partire dall'accordo per le presidenze di Camera e Senato. E filtra un'indiscrezione: «Il M5s è pronto a trattare su tutto e con chiunque, vogliono concedere ad altre forze politiche anche ministri, sottosegretari e poltrone varie». La condizione dei pentastellati sembra una sola: Luigi Di Maio presidente del Consiglio. Oppure al voto. E qui spunta l'altra minaccia agli avversari-alleati, soprattutto ai dem: «A quel punto molti di voi non rientreranno in Parlamento e noi prenderemo ancora più voti».

L'ascesa passa anche dal Quirinale. Di Maio ieri è salito al Colle per le celebrazioni della festa della donna. Accompagnato dai soliti fedelissimi (in prima linea Riccardo Fraccaro) ha concesso selfie, applaudito e stretto la mano a Mattarella e parlato un po' con tutti. Il capo del M5s evita un solo argomento: la pattuglia degli espulsi durante la campagna elettorale, poi eletti sotto le insegne dei Cinque Stelle. Salvatore Caiata, candidato a Potenza e indagato per riciclaggio ha già detto: «Sarò archiviato, poi rientrerò nel Movimento».

Lo stesso concetto è stato espresso da Emanuele Dessì, eletto a Roma, che abita in una casa a sette euro di affitto: «Sono a disposizione del Movimento». Ieri intanto prescelto con il solito voto web il candidato per le regionali in Molise di aprile: è Andrea Greco.

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